DSA: Disturbo o Qualità?


Inizierò questo articolo dicendo qualcosa che sapete già benissimo, e lo faccio per mettervi a vostro agio.

Ti invito a continuare fino in fondo la lettura per cercare di aprire un pò gli orizzonti sui “Disturbi”.

Si chiama Disturbo Specifico di Apprenidmento e comprende Dislessia, Disortografia, Discalculia, Disgrafia, Disturbo della compitazione e chi più ne ha, più ne metta.

Sono queste le informazioni che vanno per la maggiori riguardanti la Dislessia e i Disturbi di apprendimento, ma ci basta? e quali sono i lati nascosti della Dislessia e tutti i DSA?

La maggior parte degli insegnanti, genitori ed addetti ai lavori, si approccia ai DSA come ad un “problema da gestire” per l’appunto un disturbo.

Riflettiamo un attimo, da dove viene questo Disturbo!?

Di sicuro dall’esigenza di aiutare quelle persone che hanno delle difficoltà oggettive nella scrittura, lettura e calcolo, ma andiamo avanti e chiediamoci ancora: per aiutarle in cosa?

Imperativo del mondo di oggi è la scuola, dove la lettura, scrittura e calcolo, la fanno da padrone.

Non dico che non sia importante, ma dico che nella vita non esistono solo queste fonti di apprendimento.

Anzi, lettura, scrittura e calcolo, sono abilità piuttosto moderne per il nostro cervello considerando la nostra evoluzione.

È necessario parlare di evoluzione, perché nella nostra storia ogni tipo di cervello si è evoluto per ragioni diverse.

Ad esempio si parla spesso di iperattività e disturbo di attenzione, ma non si parla del fatto che un iperattivo è molto più produttivo ed in grado di passare da un compito all’altro molto più velocemente di chiunque altro, e questo non è un ragionamento legato esclusivamente alla scuola, ma alla vita di tutti i giorni.

Quello che viene detto disturbo dell’attenzione a scuola, possiamo definirlo anche una ipervigilanza, persone in grado di processare a livello cognitivo e di prendere decisioni, più velocemente di chiunque altro.

Per i DSA è molto meno evidente, in quanto, purtroppo, quello che si mette in evidenza oggi, sono le qualità dei bambini nel leggere, scrivere, fare i calcoli e imparare a memoria.

Per quanto queste abilità possano essere utili, non sono strettamente necessarie per tutti.

Ho conosciuto bambini dislessici con una grandissima intelligenza emotiva, riescono a comprendere le emozioni degli altri, riescono meglio degli altri a sentire i segnali provenienti dal proprio corpo, sono più introspettivi e sono più bravi degli altri ad elaborare le informazioni derivanti dai comportamenti altrui, sono molto curiosi, ma certo queste qualità non sono facili da riconoscere per i meno esperti, ed un giorno questi bambini possono essere degli psicologi, scrittori, personaggi politici, oratori, musicisti, poeti, artisti, assistenti sociali, educatori, insomma persone in grado di lavorare con le emozioni.

Ho conosciuto bambini dislessici con una enorme intelligenza corporea, riescono ad elaborare i movimenti molto meglio degli altri, riescono a visualizzare in mente ogni minima sfumatura del proprio corpo e per questo eccellono negli sport ed un giorno possono diventare grandi ballerini, coreografi, sportivi, insegnanti di fitness e cosi via, ma tutto questo a scuola si vede molto poco, e spesso vengono trascurate queste abilità.

Ho conosciuto bambini dislessici abilissimi nella comprensione dei sistemi informatici, con una curiosità ed una naturale propensione verso la comprensione dei linguaggi informatici, che un giorno sfrutteranno a pieno questa abilità, ma oggi a scuola soffrono, perché purtroppo, almeno nei primi anni di scuola, su tutto questo si lavora molto poco.

Potrei andare avanti con altri esempi, ma credo che ci siamo capiti.

Serve davvero chiamarlo Disturbo?

Siamo sicuri che non sia troppo ristretto la modalità di apprendimento scolastico?

Siamo sicuri che questi bambini siano davvero “pigri, svogliati, e incapaci”?

Non ho mai avuto dubbi sul fatto che la responsabilità di noi adulti verso i bambini sia quella di sforzarci di capire quale direzione prendere quando la situazione scolastica non è delle migliori.

Lo sforzo dell’adulto è quello di aiutare i giovani a trovare interesse nel mondo ed interesse nel proprio modo di essere, in modo da poter vivere pienamente la propria vita, senza nessun “disturbo”.

Dr. Fera Benedetto
Psicologo
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