Testimonianza di un DSA agli esami di terza media

Cosa succede nella mente di un bambino con DSA durante l’esame di scuola.

Seduto su quella piccola sedia

Tanti docenti di fronte pronti a giudicarmi

Era l’esame di terza media Impaurito, disorientato, rivolto dentro me stesso.

Ricordo le domande e il silenzio echeggiare nella stanza

Non riuscivo ad esprimermi, ero completamente bloccato dalla paura.

I ricordi che ho della scuola sono pochissimi.

Ricordo molto meglio le emozioni di paura e tristezza che erano dominanti.

Per un bambino con DSA, andare a scuola ogni giorno è come andare dal medico senza essere malato.

“cosa ci faccio qua!?” mi ripetevo spesso.

L’esame era la prova finale, non puoi sfuggire.

Dovevi superare questa grande prova, nelle peggiori condizioni.

La mia mente si svuotava completamente

Mi succedeva spesso quando non riuscivo a reggere il peso delle emozioni.

Troppo grande per me la paura di essere giudicato da tanti adulti.

Sopratutto per il fatto di sapere di dover fallire di li a poco.

Solo il mio corpo era presente… la mente era completamente spenta.

Ho singhiozzato qualcosa e dopo quella che mi sembrava una lunga e interminabile agonia, ero libero.

Ricordo esattamente che finito l’esame riuscivo a rientrare lentamente in me stesso.

Il mio cuore iniziava a rallentare e più mi allontanavo da scuola, più riuscivo a rimettere in funzione il mio cervello.

Iniziavo a riflettere sulla figuraccia che avevo fatto poco prima e a quali sarebbero state le conseguenze.

Ho sempre usato l’evasione mentale per non pensare alle mie difficoltà.

Sapevo che avrei dovuto affrontare le domande dei miei genitori e i giudizi degli insegnanti.

Preferivo levarmi questi pensieri dalla testa e pensare che quantomeno quel momento era passato e non sarebbe più tornato.

Penso che i momenti più felici della mia infanzia siano stati collegati alla mia solitudine.

Quando ero solo non mi sentivo sotto pressione o giudicato.

Ed era in quei momenti che succedevano cose magiche.

Come quello che successe nella strada di ritorno a casa dopo l’esame di terza media…

Un passo dopo l’altro, immerso nei miei pensieri fantastici, qualcosa distolse la mia attenzione…

vedo qualcosa muoversi per terra!

“WOW UN PICCOLO PASSERO!!”

Ero emozionatissimo. Era un giovane passero caduto dal nido.

In quel momento la gioia pervase tutto il mio corpo.

Lo presi tra le mie mani ed ero fermamente convinto che me ne sarei preso cura.

Con quel piccoletto tra le mie mani ed il cuore colmo di gioia, continuai svelto la strada verso casa.

Ma li, l’atmosfera era ben diversa.

Io portavo dentro tutto il mio entusiasmo per aver trovato il passero, ansioso di condividerlo con i miei genitori.

La mia gioia finì presto I miei genitori non erano per nulla interessati alla storia del passero.

Volevano sapere del mio esame, della mia prestazione.

Il mio cuore sprofondava in un enorme dispiacere

Ero solo, la mia gioia non poteva essere condivisa con nessuno.

Ho imparato a conservare la gioia dentro di me

Per paura che mi venisse rubata.

Articolo scritto da Benny Fera autore de Il bambino dimenticato Psicologo dislessico e Autore

Servizio di formazione e sensibilizzazione DSA

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