Cosa succede se non rispetti un bambino?
Se non hai rispetto per i bambini e ti imponi su di loro, non aspettarti un trattamento diverso da parte loro, ti racconto la mia esperienza
Se non hai rispetto per i bambini e ti imponi su di loro, non aspettarti un trattamento diverso da parte loro, ti racconto la mia esperienza
Quante volte mettiamo le nostre passioni da parte per qualcosa che crediamo sia più importante? questa è la storia di Jean
Il piccolo Jean adorava disegnare
Fin da piccolissimo si metteva steso sul pavimento a scarabocchiare
Inizialmente i suoi non erano veri e propri disegni
Ma si vedeva chiaramente che Jean era affascinato dalla magia del tratto
Posava la punta della matita ovunque e tracciava linee, cerchi, faccine, alberi e tramonti.
Jean crescendo iniziava ad essere davvero bravo nel disegno
I genitori erano stupefatti nel vedere cosa un bambino di solo 6 anni riuscisse a fare
A prescindere dalla sua bravura, era la sua passione che spiccava fortemente
Jean e i pennarelli erano diventata una cosa sola
A 7 anni Jean inizia la scuola
Un altro mondo
Pur scoraggiato dei genitori, Jean decide di portare con se in classe tutti i suoi pennarelli.
Jean voleva avere la sua passione sempre al suo fianco
“A scuola si studia, non si può disegnare” gli dicevano ..
Inizialmente non dava retta alle dicerie, lui era fortemente convinto che nulla poteva allontanarlo dalle sue passioni.
Jean si rende conto che con il passare del tempo disegna di meno
Spesso gli torna in mente la voglia di disegnare, ma quando è in classe non può farlo perché la maestra lo riprende
“Jean non è il momento di disegnare! presta attenzione alla lezione!”
Jean non era affatto contrariato, ma tra la scuola e i compiti a casa ormai il disegno stava passando in secondo piano.
Provava un po’ di malinconia quando nel tempo libero creava qualcosa di straordinario, ma per il momento quei disegni dovevano restare confinati all’ultimo posto nelle sue priorità.
Jean ben presto si accorse che i suoi pennarelli erano fermi da molto tempo
Il tempo richiesto dalla scuola era molto e lui non aveva più tempo per la sua passione
Con il tempo è cresciuto ed ha anche una fidanzata
A volta parla con lei della sua vecchia passione
Le ha fatto un ritratto
La sua ragazza lo incoraggia a continuare, “sei bravissimo”, dice.
Jean è felice di essere apprezzato, ma la scuola sta diventando faticosa per lui, non ha tempo da dedicare a se stesso.
Jean ormai è grande, diventa un ingegnere.
Sono tutti felici per lui!
Ma lui no!
Si accorge che il lavoro pian pianino lo sta spegnendo.
Non è felice, la sua vena artistica pulsa sempre più forte nel suo petto!
Diventa depresso
Si lamenta sempre.
La sua fidanzata è stufa di vederlo così e si allontana da lui…
Jean è solo
Stanco
Triste
È deluso dalla vita !
Quella sera prese i pennarelli e disegnò la sua vita!
Le emozioni venivano fuori dal dipinto
Era impressionante come guardando quel disegno si potesse entrare nello stato d’animo di Jean.
Si convinse che doveva far vedere quel quadro ad un esperto!
Lui sapeva che quella era un’opera straordinaria
“Un valore inestimabile” disse l’esperto! “Di chi è questo capolavoro”
Jean fece un breve sorriso all’anziano signore
Si congedò velocemente ..
Era convinto!
Una luce brillava dentro di lui
“Voglio dipingere”
Jean non perde tempo
Dal giorno dopo disegnò tutta la sua vita
Ogni singola emozione
Da quando era bambino
Alla sofferenza scolastica
All’amore per la sua ex ragazza
Fino alla depressione
E al fuoco che provava dentro in quel momento
I quadri non rappresentavano qualcosa in particolare
Erano i suoi sentimenti, le sue emozioni
Jean fece una mostra
La gente era commossa
Anche i titoli delle sue opere erano stupendi
Jean diventa il più grande artista del mondo nel campo dell’espressività!
Ti ricorda qualcosa la storia di Jean?
Quante passioni hai messo da parte tu o tuo figlio?
Articolo scritto da Benny Fera, psicologo dislessico e autore
Se ti è piaciuta questa storia, potrebbe piacerti la storia del bambino dimenticato … clicca qui
Un uomo ci racconta come la scuola può diventare una trappola.
Ero ancora un bambino quando adoravo giocare nei prati
La mia passione erano gli animali
Adoravo osservarli nel loro comportamento
Mi affascinava conoscere tutte le specie di uccelli.
La mia passione non aveva limiti
Già a 6 anni ero un vero esperto
Nessun bambino alla mia età conosceva così bene i segreti della natura
Mi ricordo con affetto!
Ero uno studioso bambino
Avevo appena 7 anni quando la scuola mi ha accolto tra le sue mura
L’impatto è stato forte e un po’ ingenuo
Mi avevano parlato di stare bene con glia altri
Che mi sarei divertito un mondo
Che a scuola ci vanno tutti e sarei dovuto andarci anche io
Sembrava di essere in un altro mondo
Un mondo per me alieno!
Piano piano la scuola mi accompagnava per una strada
Una strada che qualcuno aveva scelto per me
Io ero abituato a camminare libero per i campi
Questa volta ero su un sentiero ben definito
Fatto di lettere, numeri, memorizzazione …
“Non fa per me” … mi dicevo
Ero triste e disperato
La scuola stava diventando un incubo
E piano piano quel sentiero è diventato profondo con delle ripide pareti
Non potevo tornare indietro
Mi costringevano ad andare avanti per quella strada
Non potevo scalare le pareti ripide, ormai erano troppo alte per me!
Ero in trappola
Non sapevo più chi fossi!
Perso alla fine di quel burrone.
Sono stato lunghi anni a cercare una via di uscita
Tante persone hanno cercato di aiutarmi ad uscire
Ma io non vedevo altro che un grande e profondo burrone!
A 30 ho capito di essere dislessico
Solo un po’ di paura iniziale
Poi ho riconosciuto me stesso
Mi sono rimboccato le maniche
Per sollevarmi oltre quel burrone
E finalmente posso vedere l’orizzonte
Oggi sono felice
Ma non smetterò mai di ricordare al mondo che la scuola può diventare una trappola
Leggi tutta la storia di Benny….clicca qui
Articolo scritto da Benny Fera, Psicologo dislessico e autore
Vuoi organizzare un incontro di sensibilizzazione nella tua citta? prenota subito, clicca qui
[maxbutton id=”1″]
[maxbutton id=”2″]
[maxbutton id=”3″]
Vorrei farvi leggere questo racconto di Mamma Bettina che tocca il cuore
L’impegno di un genitore che va oltre le apparenze e i luoghi comuni,
Bettina è un esempio di mamma che ha cambiato il volto della Dislessia, almeno per i suoi figli.
Buona lettura
Alle 15.00 oggi porto i miei ragazzi in piscina, li lascio da soli con tutte le raccomandazioni del caso, giro con l’auto e torno verso la collina. Mi squillano:-Mamma c’è un problema!
-Quale?
-G. che doveva venire qui in piscina con noi non viene, ha appena telefonato. La sua mamma è appena tornata a casa stanca morta dal lavoro, ora dorme e gli ha detto che lui in piscina non ci può andare perché:
-1 è stanca per accompagnarlo fin lì;
-2 ha soldi interi (100 euro) e il biglietto pomeridiano costa 4 euro, lui non può tenersi in tasca tutto il resto… se glielo rubano?
-Beh, fate senza G. allora… pazienza!
-Mamma, G. è triste e noi lo volevamo qui con noi.
Sapete come è andata a finire?
Mi passano sul cell. Il numero di G. e io lo chiamo. Parlo con lui, mi ribadisce la stessa cosa. Gli dico di andare a svegliare sua madre, di dirle che io sto andando a prenderlo e che pagherò io il biglietto, che intanto lui si prepari e scenda in strada ad attendermi. –Non posso svegliarla, dice lui…. –Sì che puoi, dille che è colpa mia.
Così… torno indietro di 7 km, lui parla con la madre e mi attende. Lo accompagno fino in piscina, all’ingresso e ad aspettarlo ci sono i suoi amici, i miei due ragazzi, che lo accolgono col sorriso sulla bocca.
-Grazie mamma!
-Ora vado però… e vedete di non rompere da questo momento fino al rientro. Ci sorridiamo.
Come quella volta…
Cosa c’entra questo pubblicato qui in un gruppo sulla dislessia?
C’entra invece. Io oggi sono tornata indietro sotto il sole bollente, come ho fatto anni fa. Quella volta che mi dissero che C era dislessica e I. era Bes. Tornai indietro a rileggere con la memoria tutte le volte che mi avevano detto:
-leggo e non capisco;
-scrivo a scuola e sudo dentro;
Un giorno C. mi chiese espressamente: -Mamma ma io ho problemi seri?
Risi e dissi di no. Risposi che lei aveva un pensiero talmente veloce da conoscere le soluzioni ai problemi immaginando; che la dislessia era una capacità che io non possedevo.
-ma sei sicura mamma? Perché tutti mi dicono che ho problemi e mi trattano come una deficiente.
-Tutti chi? Io non lo penso, tuo padre nemmeno e I. ti adora.
-Ma gli altri sì però…
-Dì loro che non sanno cosa si perdono a essere dislessici. Che si divertano pure a imparare a memoria le poesie e le tabelline, una mente dislessica ha altro a cui deve lavorare.
Anche quella volta i miei ragazzi, mi sorrisero.
Di uno di quei sorrisi che ti invadono e che ti fanno capire che sei sulla strada giusta.
Quella che hai trovato tornando indietro.
(BB)
….
Benny e Bettina
Mamma Bettina colpisce ancora
Sono commosso :’)
Proprio oggi stavo pensando che genitori, insegnanti, tecnici DSA, sono troppo impegnati a lavorare sui problemi della Dislessia.
Ma stiamo perdendo di vista la sensibilità delle persone.
Dovremmo iniziare a spostare l’attenzione dalla scuola alle persone.
Questo racconto mi ha toccato il cuore.
La personalità di C., ha qualcosa di magico che si è costruito nel tempo.
Un esempio di umanità e di amore che dovrebbe essere coltivato tutti i giorni.
Buona lettura 🙂
Insegnami
Siamo alle medie. Il primo giorno di scuola C. si presenta in classe con tutti i suoi strumenti compensativi, li tiene sopra al banco.
-Che hai lì?, chiede la nuova prof. di matematica.
-Sono i miei strumenti, mi servono perché io sono dislessica.
Lo dice così, ad alta voce, davanti a tutti i compagni che sono nuovi a parte cinque o sei ragazzini che la conoscono dalle elementari. Lo dice senza vergogna, portando se stessa e con grande consapevolezza.
In genere i ragazzini dsa tendono a tacere, a rimanere in ombra, temono di essere giudicati, perché loro lo sanno … è vero, la maggior parte delle persone crede che non sei capace, che hai gravi problemi di intelletto, che sei un asino se conti sulle dita. C. invece sa da molti anni che non è così e se lo sa lei è più che sufficiente.
La prof. vuole vedere che c’è in quei fascicoli. Si avvicina anche un prof. di sostegno assegnato alla classe. La prof. esclama – … ma tu sei organizzatissima! Brava e complimenti.
Il prof. di sostegno chiede di poter fare le fotocopie di tutto quel materiale (costruito da C.), perché gli sarà utile per aiutare altri ragazzi.
- torna a casa con una dose di autostima ancora più grande. Il suo sorriso è gigantesco. La prima media finisce con tutti 7 8 e 9 in pagella.
Il secondo anno di scuola media, (quello che frequenta ora C. a 13 anni appena fatti) fila via bene. C. incontra difficoltà, ma le supera brillantemente e adesso va a scuola con un tablet dove elabora schemi, mappe e che dispone di una sintesi vocale.
Si ritrova in classe un ragazzo e una ragazza dsa come lei che sono stati bocciati. Stanno in silenzio spesso, non vanno interrogati perché non sanno come fare a studiare, leggere decine di pagine è una cosa impossibile per loro e a casa non sono seguiti dai genitori. Mi ritrovo a parlare con la madre di questa ragazzina e mi dice che è stata dura per lei accettare di avere una figlia dislessica.
Mi chiede: -ma tu come hai fatto con C.?
Sarei tentata di rispondere che lei non ha capito nulla della dislessia, che non deve trattare sua figlia come una idiota, ma poi … per il bene della ragazzina le fornisco con calma una serie di link e di riferimenti dove andare a leggere e capire che non c’è proprio nulla di drammatico da accettare. Anzi … ci sono potenzialità che lei non può nemmeno immaginare.
La ragazzina un giorno durante una verifica di matematica chiede a C. se si può avvicinare a lei con il banco e usare i suoi strumenti. C. è d’accordo e chiede lei il permesso alla prof., la quale acconsente. Dopo quella verifica la ragazzina che chiamerò A. viene lasciata per due mesi nel banco insieme a C. che le spiega e le insegna a studiare. I voti di A. migliorano dal 5 passano al 7, barcolla ancora, ha iniziato tardi a prendere consapevolezza del suo dsa, ma meglio tardi che mai.
Il ragazzo che chiamerò P. invece rischia di bocciare per la seconda volta di fila. Ha molte insufficienze.
In classe chiede spesso aiuto a C., le chiede di spiegare anche a lui come si fa e le dice che lui a casa per i suoi genitori “è trasparente”, le dice che non vuole bocciare di nuovo. Siamo alla fine della scuola ormai e i suoi voti sono pessimi.
Ormai per lui è tardi …
Però … non è detta l’ultima parola.
- ieri è tornata a casa, mi ha detto:- Mamma, sapessi …
Ho immaginato fosse successo il peggio, quando lei parla così ha sempre un discorso serio da fare.
E così ha iniziato a dire che negli occhi di P. lei ci vede la volontà di imparare, solo che non sa come fare. Dice che lei ha capito che lui impara solo tramite i disegni e gli schemi, dice che lei si offrirà …
-a fare che scusa? Domando io.
-Ad insegnargli. Lui mi ha chiesto “insegnami!”.
-e quando che la scuola è finita? (mancano meno di 10 giorni).
-Questa estate, due pomeriggi a settimana lo faccio venire a casa, e gli spiego come creare mappe, schemi, come e cosa sottolineare nel libro. Parlerò con i prof. Un accordo … tra me e loro e P. Loro non lo bocciano e io mi assumo la responsabilità del suo miglioramento in previsione della terza media.
Io strabuzzo gli occhi, non mi piace questa cosa perché C. dovrà rinunciare al suo tempo libero, però la vedo determinata e consapevole. Ha una tale intelligenza ed empatia che si comporta come un adulto su certe cose senza mai farsi mancare il sorriso che è contagioso.
Per convincermi fino in fondo dice ancora:-Tutti devono avere qualcuno che crede in loro. Tu hai creduto in me e io crederò in P.
-Dico che sono d’accordo con lei.
- è una che non perde tempo e stamani ne parlava con P. e con i professori.
… se i prof. La ascolteranno P. non boccerà quest’anno. Dopo i prof. Io spero che ad ascoltare siano i genitori di P.
Un figlio non dovrebbe mai essere “trasparente”.
Se qualcuno ottiene cattivi risultati a scuola, devono essere gli adulti a doversene preoccupare.
Molto probabilmente c’è qualcosa che non funziona nel metodo, nell’approccio, nei meccanismi familiari e scolastici.
Io da psicologo ho mollato da un po’ diagnosi e trattamenti.
Ho iniziato a lavorare sui disagi dei ragazzi e dei genitori, parlando direttamente con loro.
Qualcuno dovrà pur portare un briciolo di sensibilità in una società di robot del consumo.
Benedetto e Bettina
Non riesco a contenere la gioia per aver conosciuto Bettina 😀
i suoi racconti sono meravigliosi.
Una volta a settimana mi manda un suo articolo con una storia, ed ogni volta sono impaziente nel leggerla.
Il suo contributo è molto prezioso, perché riesce a posizionarmi dal punto di vista del genitore (ignorante e non)
Buona lettura…
… ma sopratutto buon divertimento 😉
La torre di Pisa
Oramai sono un disco rotto. Quando sento un genitore lamentarsi del proprio figlio dislessico, faccio sempre la stessa domanda: Hai spiegato a tuo figlio cosa è la dislessia?
-Sì… che è lento! (1)
-Certo. Gli ho detto che lui ha difficoltà nella lettura e nella scrittura, poi anche a contare a mente. (2)
-Sì, sa che deve lavorare di più degli altri. (3)
Provo a imboccare la strada della neurodiversità. Capisco dai loro occhi che non vogliono capire. Proprio non ce la fanno ad accettare qualcuno che ragioni in maniera differente. La sola cosa importante è che sappia leggere e scrivere bene senza pensare che la letto-scrittura è solo UNO dei modi per comunicare.
Poi provo a mettermi nei panni di quel figlio quando un compagno gli farà questa domanda: perché sei lento? Perché non leggi e non scrivi bene? Come può quel figlio trovare la risposta che metta a tacere la curiosità degli altri e il proprio senso di inadeguatezza?
- C. è in quinta elementare. Quest’anno scolastico lo abbiamo passato a creare schemi, mappe, tabelle, disegni, etc. giusti per lei. Molti li ha fatti da sola perché è lei a decidere quale strumento le è utile. Nessun altro potrebbe saperlo. Ha i libri che hanno tutti i compagni. I quaderni che hanno tutti i compagni. E’ già molto materiale.
- in più degli altri ha un fascicolo per ogni materia, suddiviso per argomento, evidenziato con i colori, ogni fascicolo ha sottofascicoli contenenti il suo materiale personalizzato. Totale: grammatica-antologia-mate-scienze-geometria-geografia-storia-inglese
(8 fascicoli+2 astucci: uno come gli altri, uno con una serie di pennarelli colorati e foglietti adesivi).
E’ l’ultimo giorno di scuola e chiedo a C. se ha bisogno che io salga in classe per aiutarla a portare a casa tutto il materiale. Ci pensa e risponde di no. -Ce la posso fare da sola, mi dice.
In classe, tutti da almeno 30 minuti stanno raccogliendo il materiale da portare via. C. ha un grande zaino a rotelle, prima però deposita sul banco, uno sopra l’altro, libri, fascicoli e fogli. Una compagna di classe, inizia a ridere, a C. le cose cadono continuamente dal banco, cerca di farne una pila ma non ci riesce. Il suo zaino è già pieno e ci sono ancora cose da portar via. Altri compagni iniziano con i loro risolini, la maestra dice a C. di sbrigarsi che la campanella è già suonata.
La compagna si avvicina e dice a C. –Ma che stai facendo? Non sei capace di fare le cose.
- osserva il suo banco, vede una pila di quaderni, fogli, fascicoli. E’ alta, storta, ma sta in piedi.
E’ lei che ride ora.
-Tu hai 4 quaderni… risponde. –Io invece sono capace di mettere nello zaino la Torre di Pisa!
Benny e Bettina
le 10 regole per i compiti a casa
Adesso passiamo a qualcosa di pratico e utile.
Parlando con Bettina, mi accennato alle sue 10 regole da applicare nei compiti a casa.
Sono sincero! all’inizio sono stato scettico.
Ho pensato: saranno le solite barbose regole scolastiche!
Quando le ho lette ho cambiato idea, e adesso capirete perché 😀
buona lettura
Le 10 regole.
Secondo l’esperienza personale mia e di C. queste sono 10 semplici regole con cui lavorare. Buoni risultati…
…molto tempo libero a disposizione.
Caro genitore consiglia queste regole a tuo figlio (dislessico o no). Il tempo che ti avanza dedicalo a parlare con lui, ad osservare la natura, o a correre all’aria aperta. Fai una gita fuori porta, anche breve, e lascia il dovere scolastico chiuso dentro lo zaino.
1) Scrivi i compiti nel diario, chiedi al tuo insegnante di scriverli alla lavagna oppure copiali con calma dal registro di classe. Se farai così nessuno potrà dirti che non hai scritto i compiti da fare;
2) A casa: metti sul tavolo solo quello che ti serve: gomma, matita, evidenziatore, quaderno, libro e diario;
3) quando svolgi il compito EVIDENZIALO sul diario con l’evidenziatore; a fine settimana le parti evidenziate ti diranno quanto sei stato bravo a lavorare e quanto sei stato ben organizzato;
4) non perdere tempo a studiare per una verifica cominciando 3 giorni prima; non serve a niente, usa quel tempo per fare altro all’aria aperta,
5) lavora sulle verifiche o le interrogazioni SOLO il giorno prima;
6) Non leggere tutto il capitolo. Il 90% delle parole di un libro sono INUTILI;
7) evidenzia quelle in neretto, creati una mappa concettuale. La mappa concettuale è strutturata in modo che mentre la fai memorizzi;
8) tienila sul banco in sede di verifica e se qualcuno ti dice che NON puoi tu digli che è il TUO LAVORO e che la L.170 te lo permette;
9) nelle verifiche con domande (comprensione del testo). NON perdere tempo a leggere il testo, ma prima concentrati sulle domande e vai a trovare la risposta. COPIALA.
10) Se così farai avrai buoni voti e molto più tempo libero a disposizione.
FINE.
(segue…)
quando ho letto queste 10 regole, mi si è aperto il cuore, ho sorriso di felicità!
Per me va bene chiamarle regole, ma come avete notato, dentro ci sono sani principi di libertà 🙂
Benny e Bettina
L’odore
Parte 2.
Ogni cosa ha un odore.
La mamma di una ragazzina dislessica è venuta a trovarmi. Vuole parlare con un’altra mamma che abbia una figlia dislessica.
Io sono una mamma. C., è dislessica.
Io e C. facciamo al caso suo.
Mi dice:
-Prima o dopo passa però…
-Passa che?
-La dislessia, dice lei.
-La dislessia non è mica un raffreddore!
Non è una malattia e dovremmo averlo capito almeno noi che siamo i genitori.
Non voglio che a C. passi.
Desidero che lei rimanga aperta a infinite soluzioni, non mi interessa se a mente non sa fare 100 – 2 perché le sequenze all’incontrario sono per lei un ostacolo.
100-2 può farlo una calcolatrice.
A me interessa che sappia osservare con minuziosa attenzione quello che la circonda, che sappia trarre insegnamento dalla natura, dalle parole ascoltate attraverso la voce di altri, che il suo pensiero IMMAGINI con velocità ogni cosa a lei interessi.
Cerco una parola adatta a definire questa mamma: preoccupata… ansiosa… rassegnata. Limitata! è una persona limitata, prima.
E’ anche una madre limitata, dopo.
Non capisce che sua figlia ha un pensiero divergente, non ha compreso che le parole scritte sono una invenzione dell’uomo. Tanti linguaggi=tante invenzioni.
Vediamo se regge il colpo…
-Forse, un giorno un dislessico inventerà un linguaggio scritto comprensibile a tutti.
Credo che per farlo userà le immagini. E terrà conto anche dei non vedenti.
Magari inventerà delle immagini tridimensionali, identificabili al tatto, e perché no al suono.
La mamma in questione mi guarda e crede che io sia pazza.
Io invece non sono mai stata così seria in tutta la mia vita.
- entra nella stanza, sorride e dice: “Mamma, lo sapevo che c’era la signora ROSSI. Ho sentito il suo odore mentre salivo le scale!”.
La signora è diventata rossa in viso, crede di emanare un odore terrificante, di sudore o non so che. La voglio rassicurare, non ha niente che non vada. Ma lei come me, come le cose viventi e non solo, emaniamo un odore, ognuno il proprio.
- può sentire quegli odori e associarli al proprietario.
-Hai visto che la dislessia non è un raffreddore? Sennò col cavolo che si sentono gli odori.
Alla signora gira la testa. E’ appena salita sulla giostra!
(……….segue)
Ansia, attacchi di panico e pensieri ossessivi sono causati da uno scorretto modo di vedere noi stessi.
Ansia, attacchi di panico e pensieri ossessivi sono causati da uno scorretto modo di vedere noi stessi.
A volte diamo troppa importanza al giudizio degli altri, fino ad attaccarcelo addosso come un’etichetta.
Questa etichetta fornisce alla nostra mente pensieri negativi che ci fanno sentire inadeguati procurandoci ansia.
L’ansia nel tempo si può trasformare in attacchi di panico.
Per me è stato il percorso scolastico a farmi diventare insicuro e ansioso.
La scuola elementare è stata un martirio:
Ricordo perfettamente quella sensazione di confusione
Era come un incubo dal quale non riuscivo a svegliarmi.
Mi chiedevo: “possibile che non ci capisco niente?”
Diventavo sempre più Timido, insicuro, timoroso e arrabbiato col mondo.
Diretta conseguenza degli insuccessi scolastici.
Mi sforzavo di iniziare con i migliori propositi, ma anche la scuola media è stato un insuccesso.
Mi sembrava che il mondo andasse più veloce di me.
Alle scuole superiori decisi di dare poco conto alla scuola e di dedicarmi alle relazioni sentimentali.
Almeno quelle davano un po’ di respiro alla mia autostima.
Certo non sono mancate le difficoltà scolastiche, infatti sono stato bocciato un anno.
La bocciatura è stato davvero un brutto momento, mi ricordo che nella famiglia si fece buio.
Nonostante tutto, ho scelto di continuare gli studi
Volevo dimostrare a chi mi stava intorno che avrei potuto farcela.
Dentro di me sapevo di avere delle difficoltà, non sapevo quali, per questo ho intrapreso gli studi di psicologia.
Ero molto ansioso!
L’ansia e la paura mi bloccavano, spesso non mi presentavo all’appello di esame.
Cercavo di scappare da una realtà che non era mia.
Gli attacchi di panico sono stati un’ovvia conseguenza della vita che facevo.
Niente della vita che stavo vivendo corrispondeva ai miei desideri.
Non sapevo più nemmeno quali fossero i miei desideri, tanto ero lontano da me stesso.
Se non lo fai consapevolmente, è il corpo stesso che si ribella!
“Dove stai andando!?”
Passai un brutto periodo di vero terrore:
Oltre ai sintomi psicologici:
Mi curarono con i farmaci, che alleviarono i sintomi, ma non curarono il problema.
Grazie all’aiuto di uno psicoterapeuta riuscii a gestire questo problema.
Lasciai gli studi per un un pò per lavorare.
Il lavoro mi aiutò a credere in me stesso.
Mi rendevo conto per la prima volta di non essere stupido come mi avevano fatto credere.
Questa botta di autostima mi ha dato la carica per arrivare facilmente alla laurea.
Per chi decide di studiare oltre il diploma, consiglio di farlo solo se mossi da una grande passione, altrimenti diventa un inutile passatempo.
“Le conseguenze di una vita passata ad essere valutato male, ovviamente ti portano a valutarti male.”
“Si può cambiare, basta solo volerlo”
se vuoi conoscere tutta la mia storia, leggi la mia biografia Il bambino dimenticato .
Porta la testimonianza di Benny nella tua città clicca qui per saperne di più
_____________________________________
Benny Fera
psicologo dislessico e autore
Altri libri di Benny che potrebbero interessarti:
Benny Fuori Classe (storie di un bambino vivace genere umoristico)
Come vivere da dislessico (breve manuale sulla dislessia)
Dislessia: quale scuola (manuale sull’educazione parentale legale in italia)
Ti ho lasciato un bacio in stazione (un libro romantico love story)