Cosa succede se non rispetti un bambino?

Se non hai rispetto per i bambini e ti imponi su di loro, non aspettarti un trattamento diverso da parte loro, ti racconto la mia esperienza

Ho sbagliato Oggi ho fatto un grande errore Non ho potuto mantenere la promessa che avevo fatto a mio nipote Gli avevo promesso di andare a vedere i trenini prima della mia partenza, ma non ho fatto in tempo. Ho visto sulla sua faccia la delusione. Quando gli ho detto che non avrei potuto mantenere la promessa le sue sopracciglia si sono corrugate! Sicuramente nel suo piccolo cervellino è avvenuta una contraddizione che non si sarebbe mai aspettato da me. È stato in quel momento che ho sentito forte il suo dolore sgorgare attraverso il mio petto! Cosa mi posso aspettare dopo aver tradito la sua fiducia? Di sicuro la sua delusione nei miei confronti resta. E da oggi si fiderà di me un po’ meno. Andreino sa che con lo zio Benny può fare giochi nuovi. Andreino sa che lo zio Benny ce la mette tutta per accontentarlo Anche fare chilometri con il passeggino Cerco di essere molto attento con lui, rispettando i suoi tempi e le sue volontà. E lui mi ricambia con la fiducia, con un legame unico. Ma spesso bisogna fare i conti con gli imprevisti. I bambini crescono sotto la nostra supervisione e imparano dal nostro comportamento. Imparano che le promesse possono non essere rispettate Imparano che spesso prendiamo decisioni per loro contro la loro volontà E cosa ci aspettiamo in cambio? La loro massima comprensione? No! Anche loro la prossima volta ci tratteranno come abbiamo trattato loro. Non ci ascolteranno perché non si fideranno più di noi. Il rispetto si guadagna con il rispetto e non con la forza. Educare non vuol dire essere inflessibile Educare vuol dire cercare di tirare fuori il meglio da un bambino. Oggi sono deluso da me stesso. Non ho potuto rispettare la mia promessa E non mi sorprenderà se un giorno mio nipote non mi crederà … Ovviamente farò di tutto per recuperare Gli farò capire che si può sbagliare e la delusione non manca e bisogna affrontarla. Ma si può anche perdonare. Ciao Andreino, questa volta ti ho salutato con le lacrime, la prossima volta voglio giocare con te con il sorriso! Come quando abbiamo giocato a nascondino per tutta la casa. Grazie a tutti i bambini di esistere perché solo grazie a loro abbiamo la possibilità di crescere e imparare tutti i giorni. Benny Fera Psicologo e Autore Il bambino dimenticato Come viviere da dislessico La scuola dei miei sogni Dislessia: quale scuola? Ti ho lasciato un bacio in stazione Benny fuori classe

Jean il disegnatore DSA

Quante volte mettiamo le nostre passioni da parte per qualcosa che crediamo sia più importante? questa è la storia di Jean

Il piccolo Jean adorava disegnare

Fin da piccolissimo si metteva steso sul pavimento a scarabocchiare

Inizialmente i suoi non erano veri e propri disegni

Ma si vedeva chiaramente che Jean era affascinato dalla magia del tratto

Posava la punta della matita ovunque e tracciava linee, cerchi, faccine, alberi e tramonti.

Jean crescendo iniziava ad essere davvero bravo nel disegno

I genitori erano stupefatti nel vedere cosa un bambino di solo 6 anni riuscisse a fare

A prescindere dalla sua bravura, era la sua passione che spiccava fortemente

Jean e i pennarelli erano diventata una cosa sola

A 7 anni Jean inizia la scuola

Un altro mondo

Pur scoraggiato dei genitori, Jean decide di portare con se in classe tutti i suoi pennarelli.

Jean voleva avere la sua passione sempre al suo fianco

“A scuola si studia, non si può disegnare” gli dicevano ..

Inizialmente non dava retta alle dicerie, lui era fortemente convinto che nulla poteva allontanarlo dalle sue passioni.

Jean si rende conto che con il passare del tempo disegna di meno

Spesso gli torna in mente la voglia di disegnare, ma quando è in classe non può farlo perché la maestra lo riprende

“Jean non è il momento di disegnare! presta attenzione alla lezione!”

Jean non era affatto contrariato, ma tra la scuola e i compiti a casa ormai il disegno stava passando in secondo piano.

Provava un po’ di malinconia quando nel tempo libero creava qualcosa di straordinario, ma per il momento quei disegni dovevano restare confinati all’ultimo posto nelle sue priorità.

Jean ben presto si accorse che i suoi pennarelli erano fermi da molto tempo

Il tempo richiesto dalla scuola era molto e lui non aveva più tempo per la sua passione

Con il tempo è cresciuto ed ha anche una fidanzata

A volta parla con lei della sua vecchia passione

Le ha fatto un ritratto

La sua ragazza lo incoraggia a continuare, “sei bravissimo”, dice.

Jean è felice di essere apprezzato, ma la scuola sta diventando faticosa per lui, non ha tempo da dedicare a se stesso.

Jean ormai è grande, diventa un ingegnere.

Sono tutti felici per lui!

Ma lui no!

Si accorge che il lavoro pian pianino lo sta spegnendo.

Non è felice, la sua vena artistica pulsa sempre più forte nel suo petto!

Diventa depresso

Si lamenta sempre.

La sua fidanzata è stufa di vederlo così e si allontana da lui…

Jean è solo

Stanco

Triste

È deluso dalla vita !

Quella sera prese i pennarelli e disegnò la sua vita!

Le emozioni venivano fuori dal dipinto

Era impressionante come guardando quel disegno si potesse entrare nello stato d’animo di Jean.

Si convinse che doveva far vedere quel quadro ad un esperto!

Lui sapeva che quella era un’opera straordinaria

“Un valore inestimabile” disse l’esperto! “Di chi è questo capolavoro”

Jean fece un breve sorriso all’anziano signore

Si congedò velocemente ..

Era convinto!

Una luce brillava dentro di lui

“Voglio dipingere”

Jean non perde tempo

Dal giorno dopo disegnò tutta la sua vita

Ogni singola emozione

Da quando era bambino

Alla sofferenza scolastica

All’amore per la sua ex ragazza

Fino alla depressione

E al fuoco che provava dentro in quel momento

I quadri non rappresentavano qualcosa in particolare

Erano i suoi sentimenti, le sue emozioni

Jean fece una mostra

La gente era commossa

Anche i titoli delle sue opere erano stupendi

Jean diventa il più grande artista del mondo nel campo dell’espressività!

Ti ricorda qualcosa la storia di Jean?

Quante passioni hai messo da parte tu o tuo figlio?

Articolo scritto da Benny Fera, psicologo dislessico e autore

Se ti è piaciuta questa storia, potrebbe piacerti la storia del bambino dimenticato … clicca qui

La scuola è diventata la mia prigione

Un uomo ci racconta come la scuola può diventare una trappola.

Ero ancora un bambino quando adoravo giocare nei prati

La mia passione erano gli animali

Adoravo osservarli nel loro comportamento

Mi affascinava conoscere tutte le specie di uccelli.

La mia passione non aveva limiti

Già a 6 anni ero un vero esperto

Nessun bambino alla mia età conosceva così bene i segreti della natura

Mi ricordo con affetto!

Ero uno studioso bambino

Avevo appena 7 anni quando la scuola mi ha accolto tra le sue mura

L’impatto è stato forte e un po’ ingenuo

Mi avevano parlato di stare bene con glia altri

Che mi sarei divertito un mondo

Che a scuola ci vanno tutti e sarei dovuto andarci anche io

Sembrava di essere in un altro mondo

Un mondo per me alieno!

Piano piano la scuola mi accompagnava per una strada

Una strada che qualcuno aveva scelto per me

Io ero abituato a camminare libero per i campi

Questa volta ero su un sentiero ben definito

Fatto di lettere, numeri, memorizzazione …

“Non fa per me” … mi dicevo

Ero triste e disperato

La scuola stava diventando un incubo

E piano piano quel sentiero è diventato profondo con delle ripide pareti

Non potevo tornare indietro

Mi costringevano ad andare avanti per quella strada

Non potevo scalare le pareti ripide, ormai erano troppo alte per me!

Ero in trappola

Non sapevo più chi fossi!

Perso alla fine di quel burrone.

Sono stato lunghi anni a cercare una via di uscita

Tante persone hanno cercato di aiutarmi ad uscire

Ma io non vedevo altro che un grande e profondo burrone!

A 30 ho capito di essere dislessico

Solo un po’ di paura iniziale

Poi ho riconosciuto me stesso

Mi sono rimboccato le maniche

Per sollevarmi oltre quel burrone

E finalmente posso vedere l’orizzonte

Oggi sono felice

Ma non smetterò mai di ricordare al mondo che la scuola può diventare una trappola

Leggi tutta la storia di Benny….clicca qui

Articolo scritto da Benny Fera, Psicologo dislessico e autore

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Mamma Bettina: Messaggio dal Cuore

Vorrei farvi leggere questo racconto di Mamma Bettina che tocca il cuore

L’impegno di un genitore che va oltre le apparenze e i luoghi comuni,

Bettina è un esempio di mamma che ha cambiato il volto della Dislessia, almeno per i suoi figli.

Buona lettura

Alle 15.00 oggi porto i miei ragazzi in piscina, li lascio da soli con tutte le raccomandazioni del caso, giro con l’auto e torno verso la collina. Mi squillano:-Mamma c’è un problema!
-Quale?
-G. che doveva venire qui in piscina con noi non viene, ha appena telefonato. La sua mamma è appena tornata a casa stanca morta dal lavoro, ora dorme e gli ha detto che lui in piscina non ci può andare perché:
-1 è stanca per accompagnarlo fin lì;
-2 ha soldi interi (100 euro) e il biglietto pomeridiano costa 4 euro, lui non può tenersi in tasca tutto il resto… se glielo rubano?
-Beh, fate senza G. allora… pazienza!
-Mamma, G. è triste e noi lo volevamo qui con noi.
Sapete come è andata a finire?
Mi passano sul cell. Il numero di G. e io lo chiamo. Parlo con lui, mi ribadisce la stessa cosa. Gli dico di andare a svegliare sua madre, di dirle che io sto andando a prenderlo e che pagherò io il biglietto, che intanto lui si prepari e scenda in strada ad attendermi. –Non posso svegliarla, dice lui…. –Sì che puoi, dille che è colpa mia.
Così… torno indietro di 7 km, lui parla con la madre e mi attende. Lo accompagno fino in piscina, all’ingresso e ad aspettarlo ci sono i suoi amici, i miei due ragazzi, che lo accolgono col sorriso sulla bocca.
-Grazie mamma!
-Ora vado però… e vedete di non rompere da questo momento fino al rientro. Ci sorridiamo.
Come quella volta…
Cosa c’entra questo pubblicato qui in un gruppo sulla dislessia?
C’entra invece. Io oggi sono tornata indietro sotto il sole bollente, come ho fatto anni fa. Quella volta che mi dissero che C era dislessica e I. era Bes. Tornai indietro a rileggere con la memoria tutte le volte che mi avevano detto:
-leggo e non capisco;
-scrivo a scuola e sudo dentro;
Un giorno C. mi chiese espressamente: -Mamma ma io ho problemi seri?
Risi e dissi di no. Risposi che lei aveva un pensiero talmente veloce da conoscere le soluzioni ai problemi immaginando; che la dislessia era una capacità che io non possedevo.
-ma sei sicura mamma? Perché tutti mi dicono che ho problemi e mi trattano come una deficiente.
-Tutti chi? Io non lo penso, tuo padre nemmeno e I. ti adora.
-Ma gli altri sì però…
-Dì loro che non sanno cosa si perdono a essere dislessici. Che si divertano pure a imparare a memoria le poesie e le tabelline, una mente dislessica ha altro a cui deve lavorare.
Anche quella volta i miei ragazzi, mi sorrisero.
Di uno di quei sorrisi che ti invadono e che ti fanno capire che sei sulla strada giusta.
Quella che hai trovato tornando indietro.
(BB)

….

Benny e Bettina

 

 

Lascia che i bambini siano liberi di imparare

Nel meraviglioso contesto di Forte  Marghera, Mestre, abbiamo concluso la rassegna del corso di artigianato. Abbiamo ospitato 50 bambini abbastanza liberi 🙂 Una giornata che definirei “alla conquista dell’adulto” Personalmente credo alla parità e al non giudizio. Con i bambini mi lascio andare senza paura, e loro lo sanno. Quando vedono un adulto disponibile a giocare con loro e ad ascoltarli, sono attratti da un rapporto magnetico. Mi hanno accettato in qualsiasi loro gioco segreto. Mi hanno ingaggiato in tutte le loro attività. Non lo permettono a tutti, perché si tratta della loro fantasia, e sanno che spesso l’adulto è pronto ad interrompere la magia. Ho conquistato la loro fiducia.
  • Lotta
  • Corsa
  • Solletico
  • Recitazione
  • Rap cantato
  • Esplorazione
  • Scoperta di animali
  • Gioco simbolico
  • Il volo
  • Domande
  • Lancio dei sassi
  • Riflessioni sul comportamento
  • Sistemazione tavoli e sedie
Ho notato che hanno una voglia pazza di collaborare in qualsiasi lavoro tu faccia. Molto spesso noi adulti evitiamo ai bambini alcuni lavori, ma non sono d’accordo, se i bambini vogliono, a modo loro, possono dare una mano. Quando mi chiedevano: “posso aiutarti?!?” Per me era come sentire: “posso imparare?!” La mia risposta è stata sempre si! Giocare con i bambini è l’unico modo per imparare insieme a loro. Il gioco è il momento in cui sono nel massimo dell’apprendimento. Arriva sempre l’occasione per offrirgli un tassello in più alla loro conoscenza. Basta aspettare che le domande arrivino spontaneamente. Le limitazioni che imponiamo ai bambini, sono frutto delle nostre paure . I bambini vedono nell’adulto una figura di riferimento. Hanno una voglia pazza di scoprire l’adulto senza maschere e di farlo entrare nel loro mondo. Io sto con i bambini, perché sono puri, sinceri, felici, liberi …. La natura è la droga più potente per i bambini. Liberiamo i bambini dalle mura scolastiche. Benny Fera Psicologo dislessico e Autore Servizio di formazione e sensibilizzazione DSA Il bambino dimenticato Come viviere da dislessico La scuola dei miei sogni Dislessia: quale scuola? Ti ho lasciato un bacio in stazione Benny fuori classe

L’angolo di mamma Bettina #6: La torre di Pisa

Non riesco a contenere la gioia per aver conosciuto Bettina 😀

i suoi racconti sono meravigliosi.

Una volta a settimana mi manda un suo articolo con una storia, ed ogni volta sono impaziente nel leggerla.

Il suo contributo è molto prezioso, perché riesce a posizionarmi dal punto di vista del genitore (ignorante e non)

Buona lettura…

… ma sopratutto buon divertimento 😉

La torre di Pisa

caro-libri

Oramai sono un disco rotto. Quando sento un genitore lamentarsi del proprio figlio dislessico, faccio sempre la stessa domanda: Hai spiegato a tuo figlio cosa è la dislessia?

-Sì… che è lento! (1)

-Certo. Gli ho detto che lui ha difficoltà nella lettura e nella scrittura, poi anche a contare a mente. (2)

-Sì, sa che deve lavorare di più degli altri. (3)

Provo a imboccare la strada della neurodiversità. Capisco dai loro occhi che non vogliono capire. Proprio non ce la fanno ad accettare qualcuno che ragioni in maniera differente. La sola cosa importante è che sappia leggere e scrivere bene senza pensare che la letto-scrittura è solo UNO dei modi per comunicare.

Poi provo a mettermi nei panni di quel figlio quando un compagno gli farà questa domanda: perché sei lento? Perché non leggi e non scrivi bene? Come può quel figlio trovare la risposta che metta a tacere la curiosità degli altri e il proprio senso di inadeguatezza?

  1. C. è in quinta elementare. Quest’anno scolastico lo abbiamo passato a creare schemi, mappe, tabelle, disegni, etc. giusti per lei. Molti li ha fatti da sola perché è lei a decidere quale strumento le è utile. Nessun altro potrebbe saperlo. Ha i libri che hanno tutti i compagni. I quaderni che hanno tutti i compagni. E’ già molto materiale.
  2. in più degli altri ha un fascicolo per ogni materia, suddiviso per argomento, evidenziato con i colori, ogni fascicolo ha sottofascicoli contenenti il suo materiale personalizzato. Totale: grammatica-antologia-mate-scienze-geometria-geografia-storia-inglese

(8 fascicoli+2 astucci: uno come gli altri, uno con una serie di pennarelli colorati e foglietti adesivi).

E’ l’ultimo giorno di scuola e chiedo a C. se ha bisogno che io salga in classe per aiutarla a portare a casa tutto il materiale. Ci pensa e risponde di no. -Ce la posso fare da sola, mi dice.

In classe, tutti da almeno 30 minuti stanno raccogliendo il materiale da portare via. C. ha un grande zaino a rotelle, prima però deposita sul banco, uno sopra l’altro, libri, fascicoli e fogli. Una compagna di classe, inizia a ridere, a C. le cose cadono continuamente dal banco, cerca di farne una pila ma non ci riesce. Il suo zaino è già pieno e ci sono ancora cose da portar via. Altri compagni iniziano con i loro risolini, la maestra dice  a C. di sbrigarsi che la campanella è già suonata.

La compagna si avvicina e dice a C. –Ma che stai facendo? Non sei capace di fare le cose.

  1. osserva il suo banco, vede una pila di quaderni, fogli, fascicoli. E’ alta, storta, ma sta in piedi.

E’ lei che ride ora.

-Tu hai 4 quaderni… risponde. –Io invece sono capace di mettere nello zaino la Torre di Pisa!

clicca qui per la storia n. 7

Benny e Bettina

L’angolo di mamma Bettina #2: “l’odore”

Siamo arrivati al secondo racconto di mamma Bettina.

Le storie di C. non finiscono di sorprendermi.

E la tenacia e la sicurezza di Bettina mi trasmettono forza.

Se non hai letto la prima parte ti lascio il link qui:

L’angolo di mamma Bettina #1

Vi lascio al secondo dei suoi racconti.

L’odore

Parte 2.

Ogni cosa ha un odore.

La mamma di una ragazzina dislessica è venuta a trovarmi. Vuole parlare con un’altra mamma che abbia una figlia dislessica.

Io sono una mamma. C., è dislessica.

Io e C. facciamo al caso suo.

Mi dice:

-Prima o dopo passa però…

-Passa che?

-La dislessia, dice lei.

-La dislessia non è mica un raffreddore!

Non è una malattia e dovremmo averlo capito almeno noi che siamo i genitori.

Non voglio che a  C. passi.

Desidero che lei rimanga aperta a infinite soluzioni, non mi interessa se a mente non sa fare 100 – 2 perché le sequenze all’incontrario sono per lei un ostacolo.

100-2 può farlo una calcolatrice.

A me interessa che sappia osservare con minuziosa attenzione quello che la circonda, che sappia trarre insegnamento dalla natura, dalle parole ascoltate attraverso la voce di altri, che il suo pensiero IMMAGINI con velocità ogni cosa a lei interessi.

Cerco una parola adatta a definire questa mamma: preoccupata… ansiosa… rassegnata. Limitata!  è una persona limitata, prima.

E’ anche una madre limitata, dopo.

Non capisce che sua figlia ha un pensiero divergente, non ha compreso che le parole scritte sono una invenzione dell’uomo. Tanti linguaggi=tante invenzioni.

Vediamo se regge il colpo…

-Forse, un giorno un dislessico inventerà un linguaggio scritto comprensibile a tutti.

Credo che per farlo userà le immagini. E terrà conto anche dei non vedenti.

Magari inventerà delle immagini tridimensionali, identificabili al tatto, e perché no al suono.

La mamma in questione mi guarda e crede che io sia pazza.

Io invece non sono mai stata così seria in tutta la mia vita.

  1. entra nella stanza, sorride e dice: “Mamma, lo sapevo che c’era la signora ROSSI. Ho sentito il suo odore mentre salivo le scale!”.

La signora è diventata rossa in viso, crede di emanare un odore terrificante, di sudore o non so che. La voglio rassicurare, non ha niente che non vada. Ma lei come me, come le cose viventi e non solo,  emaniamo un odore, ognuno il proprio.

  1. può sentire quegli odori e associarli al proprietario.

-Hai visto che la dislessia non è un raffreddore? Sennò col cavolo che si sentono gli odori.

Alla signora gira la testa. E’ appena salita sulla giostra!

giostra.png

(……….segue)

Clicca qui per leggere il racconto n. 3

DSA: quando l’ansia diventa panico

Ansia, attacchi di panico e pensieri ossessivi sono causati da uno scorretto modo di vedere noi stessi.

Ansia, attacchi di panico e pensieri ossessivi sono causati da uno scorretto modo di vedere noi stessi.

A volte diamo troppa importanza al giudizio degli altri, fino ad attaccarcelo addosso come un’etichetta.

Questa etichetta fornisce alla nostra mente pensieri negativi che ci fanno sentire inadeguati procurandoci ansia.

L’ansia nel tempo si può trasformare in attacchi di panico.

Per me è stato il percorso scolastico a farmi diventare insicuro e ansioso.

La scuola elementare è stata un martirio:

  • difficoltà di lettura,
  • difficoltà nella scrittura,
  • difficoltà di calcolo,

Ricordo perfettamente quella sensazione di confusione

Era come un incubo dal quale non riuscivo a svegliarmi.

Mi chiedevo: “possibile che non ci capisco niente?”

Diventavo sempre più Timido, insicuro, timoroso e arrabbiato col mondo.

Diretta conseguenza degli insuccessi scolastici.

Mi sforzavo di iniziare con i migliori propositi, ma anche la scuola media è stato un insuccesso.

Mi sembrava che il mondo andasse più veloce di me.

Alle scuole superiori decisi di dare poco conto alla scuola e di dedicarmi alle relazioni sentimentali.

Almeno quelle davano un po’ di respiro alla mia autostima.

Certo non sono mancate le difficoltà scolastiche, infatti sono stato bocciato un anno.

La bocciatura è stato davvero un brutto momento, mi ricordo che nella famiglia si fece buio.

Nonostante tutto, ho scelto di continuare gli studi

Volevo dimostrare a chi mi stava intorno che avrei potuto farcela.

Dentro di me sapevo di avere delle difficoltà, non sapevo quali, per questo ho intrapreso gli studi di psicologia.

Ero molto ansioso!

L’ansia e la paura mi bloccavano, spesso non mi presentavo all’appello di esame.

Cercavo di scappare da una realtà che non era mia.

Gli attacchi di panico sono stati un’ovvia conseguenza della vita che facevo.

Niente della vita che stavo vivendo corrispondeva ai miei desideri.

Non sapevo più nemmeno quali fossero i miei desideri, tanto ero lontano da me stesso.

Se non lo fai consapevolmente, è il corpo stesso che si ribella!

“Dove stai andando!?”

Passai un brutto periodo di vero terrore:

  • Tachicardia
  • Suorazione
  • Iperventilazione
  • Vomito

Oltre ai sintomi psicologici:

  • paura di uscire di casa
  • paura di incontrare persone
  • paura di avere paura…

Mi curarono con i farmaci, che alleviarono i sintomi, ma non curarono il problema.

Grazie all’aiuto di uno psicoterapeuta riuscii a gestire questo problema.

Lasciai gli studi per un un pò per lavorare.

Il lavoro mi aiutò a credere in me stesso.

Mi rendevo conto per la prima volta di non essere stupido come mi avevano fatto credere.

Questa botta di autostima mi ha dato la carica per arrivare facilmente alla laurea.

Per chi decide di studiare oltre il diploma, consiglio di farlo solo se mossi da una grande passione, altrimenti diventa un inutile passatempo.

“Le conseguenze di una vita passata ad essere valutato male, ovviamente ti portano a valutarti male.”

“Si può cambiare, basta solo volerlo”

se vuoi conoscere tutta la mia storia, leggi la mia biografia Il bambino dimenticato .

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Benny Fera
psicologo dislessico e autore

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