“Siamo tutti un po’ dislessici”
Questa fu la frase con cui esordì un mio vecchio amico durante una presentazione sulla dislessia. Continua a leggere “Siamo tutti un po’ dislessici”
Hai scoperto di essere dislessico? non mi sorprende!
“Siamo tutti un po’ dislessici”
Questa fu la frase con cui esordì un mio vecchio amico durante una presentazione sulla dislessia. Continua a leggere “Siamo tutti un po’ dislessici”
Mamma Bettina colpisce ancora
Sono commosso :’)
Proprio oggi stavo pensando che genitori, insegnanti, tecnici DSA, sono troppo impegnati a lavorare sui problemi della Dislessia.
Ma stiamo perdendo di vista la sensibilità delle persone.
Dovremmo iniziare a spostare l’attenzione dalla scuola alle persone.
Questo racconto mi ha toccato il cuore.
La personalità di C., ha qualcosa di magico che si è costruito nel tempo.
Un esempio di umanità e di amore che dovrebbe essere coltivato tutti i giorni.
Buona lettura 🙂
Insegnami
Siamo alle medie. Il primo giorno di scuola C. si presenta in classe con tutti i suoi strumenti compensativi, li tiene sopra al banco.
-Che hai lì?, chiede la nuova prof. di matematica.
-Sono i miei strumenti, mi servono perché io sono dislessica.
Lo dice così, ad alta voce, davanti a tutti i compagni che sono nuovi a parte cinque o sei ragazzini che la conoscono dalle elementari. Lo dice senza vergogna, portando se stessa e con grande consapevolezza.
In genere i ragazzini dsa tendono a tacere, a rimanere in ombra, temono di essere giudicati, perché loro lo sanno … è vero, la maggior parte delle persone crede che non sei capace, che hai gravi problemi di intelletto, che sei un asino se conti sulle dita. C. invece sa da molti anni che non è così e se lo sa lei è più che sufficiente.
La prof. vuole vedere che c’è in quei fascicoli. Si avvicina anche un prof. di sostegno assegnato alla classe. La prof. esclama – … ma tu sei organizzatissima! Brava e complimenti.
Il prof. di sostegno chiede di poter fare le fotocopie di tutto quel materiale (costruito da C.), perché gli sarà utile per aiutare altri ragazzi.
- torna a casa con una dose di autostima ancora più grande. Il suo sorriso è gigantesco. La prima media finisce con tutti 7 8 e 9 in pagella.
Il secondo anno di scuola media, (quello che frequenta ora C. a 13 anni appena fatti) fila via bene. C. incontra difficoltà, ma le supera brillantemente e adesso va a scuola con un tablet dove elabora schemi, mappe e che dispone di una sintesi vocale.
Si ritrova in classe un ragazzo e una ragazza dsa come lei che sono stati bocciati. Stanno in silenzio spesso, non vanno interrogati perché non sanno come fare a studiare, leggere decine di pagine è una cosa impossibile per loro e a casa non sono seguiti dai genitori. Mi ritrovo a parlare con la madre di questa ragazzina e mi dice che è stata dura per lei accettare di avere una figlia dislessica.
Mi chiede: -ma tu come hai fatto con C.?
Sarei tentata di rispondere che lei non ha capito nulla della dislessia, che non deve trattare sua figlia come una idiota, ma poi … per il bene della ragazzina le fornisco con calma una serie di link e di riferimenti dove andare a leggere e capire che non c’è proprio nulla di drammatico da accettare. Anzi … ci sono potenzialità che lei non può nemmeno immaginare.
La ragazzina un giorno durante una verifica di matematica chiede a C. se si può avvicinare a lei con il banco e usare i suoi strumenti. C. è d’accordo e chiede lei il permesso alla prof., la quale acconsente. Dopo quella verifica la ragazzina che chiamerò A. viene lasciata per due mesi nel banco insieme a C. che le spiega e le insegna a studiare. I voti di A. migliorano dal 5 passano al 7, barcolla ancora, ha iniziato tardi a prendere consapevolezza del suo dsa, ma meglio tardi che mai.
Il ragazzo che chiamerò P. invece rischia di bocciare per la seconda volta di fila. Ha molte insufficienze.
In classe chiede spesso aiuto a C., le chiede di spiegare anche a lui come si fa e le dice che lui a casa per i suoi genitori “è trasparente”, le dice che non vuole bocciare di nuovo. Siamo alla fine della scuola ormai e i suoi voti sono pessimi.
Ormai per lui è tardi …
Però … non è detta l’ultima parola.
- ieri è tornata a casa, mi ha detto:- Mamma, sapessi …
Ho immaginato fosse successo il peggio, quando lei parla così ha sempre un discorso serio da fare.
E così ha iniziato a dire che negli occhi di P. lei ci vede la volontà di imparare, solo che non sa come fare. Dice che lei ha capito che lui impara solo tramite i disegni e gli schemi, dice che lei si offrirà …
-a fare che scusa? Domando io.
-Ad insegnargli. Lui mi ha chiesto “insegnami!”.
-e quando che la scuola è finita? (mancano meno di 10 giorni).
-Questa estate, due pomeriggi a settimana lo faccio venire a casa, e gli spiego come creare mappe, schemi, come e cosa sottolineare nel libro. Parlerò con i prof. Un accordo … tra me e loro e P. Loro non lo bocciano e io mi assumo la responsabilità del suo miglioramento in previsione della terza media.
Io strabuzzo gli occhi, non mi piace questa cosa perché C. dovrà rinunciare al suo tempo libero, però la vedo determinata e consapevole. Ha una tale intelligenza ed empatia che si comporta come un adulto su certe cose senza mai farsi mancare il sorriso che è contagioso.
Per convincermi fino in fondo dice ancora:-Tutti devono avere qualcuno che crede in loro. Tu hai creduto in me e io crederò in P.
-Dico che sono d’accordo con lei.
- è una che non perde tempo e stamani ne parlava con P. e con i professori.
… se i prof. La ascolteranno P. non boccerà quest’anno. Dopo i prof. Io spero che ad ascoltare siano i genitori di P.
Un figlio non dovrebbe mai essere “trasparente”.
Se qualcuno ottiene cattivi risultati a scuola, devono essere gli adulti a doversene preoccupare.
Molto probabilmente c’è qualcosa che non funziona nel metodo, nell’approccio, nei meccanismi familiari e scolastici.
Io da psicologo ho mollato da un po’ diagnosi e trattamenti.
Ho iniziato a lavorare sui disagi dei ragazzi e dei genitori, parlando direttamente con loro.
Qualcuno dovrà pur portare un briciolo di sensibilità in una società di robot del consumo.
Benedetto e Bettina