Per aiutare i bambini in classe non basta la teoria, ci vuole il cuore.

Un buon metodo scolastico senza empatia serve a ben poco.

É sorprendente come spesso con molta facilità ci si perda in sterili approfondimenti sul metodo.

Non di rado ho sentito parlare di metodo ideale di apprendimento.

La maggior parte degli studi che si occupano di apprendimento scolastico, si concentrano sul materiale di studio:

  • metodi visivi;
  • testi con aggiunte di immagini;
  • sintesi vocale;
  • calcolatrice;
  • mappe concettuali…

In tutto questo manca il punto di vista del bambino.

Manca l’emotività del bambino.

Si da per scontato che un metodo può andar bene per tutti, e non di meno, si da per scontato che i bambini debbano stare stipati in più di 20 nella stessa classe a memorizzare a macchinetta tutti le stesse cose, non tenendo affatto conto della variabilità inter-individuale.

Molte brillanti menti vengono sprecate

Ci nascondiamo dietro la classica frase “è intelligente ma non si applica”

Mi viene il dubbio che siamo noi adulti a non applicarci davvero.

Senza badare alle singole individualità, misuriamo tutti con lo stesso metro e giudichiamo attraverso i voti.

Svogliati e testoni sono quegli adulti che insistono nel pretendere che un metodo vada bene per tutti, non tenendo conto delle qualità di ogni bambino.

Mi rincresce allertarvi del fatto che ogni bambino sin dalla nascita ha delle potenzialità infinite che con la crescita lentamente si affinano in base al contesto e alle persone che gli stanno intorno.

Il contesto scuola non affina nessuna qualità, piuttosto tende a standardizzare assopendo la creatività e il potenziale intrinseco di ogni bambino.

Parlo in difesa dei bambini che ogni giorno sono costretti ad ingurgitare nozioni inutili, memorizzando a pappagallo ciò che presto verrà dimenticato.

Parlo in difesa dei bambini che cercano in tutti i modi di ribellarsi ma non vengono ascoltati.

Parlo in difesa dei bambini che si sentono spaesati e fuori luogo perché ogni giorno si trovano a combattere spaventati contro un mondo che non gli appartiene, la scuola.

Non è facile lavorare con i bambini perché in ogni istante ti mettono di fronte a grandi dilemmi, a grandi pericoli e spesso anche di fronte alle nostre paure.

Il nostro dovere di adulti dovrebbe essere quello di mettere da parte le nostre paure e lasciare che i bambini aprano la loro mente e non smettano mai di esplorare con le loro mani e con i loro occhi, solo cosi avremo dei cervelli evoluti capaci di pensare.

Benny Fera Psicologo dislessico e Autore de Il bambino dimenticato

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Altri libri di Benny:
Come vivere da dislessico
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Dislessia: quale scuola?
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Benny fuori classe