Nel mio percorso di formatore, ho avuto modo di confrontarmi con molti insegnanti e dirigenti.
Ho notato che c’è una certa rassegnazione in merito al tema DSA.
Il focus resta sul fatto che non si riesce davvero a fare in modo che tutti gli insegnanti si impegnino ad applicare i PDP e quindi ad accettare questa difficolta di alcuni bambini con DSA.
Spesso i corsi di formazione sono estremamente teorici, quindi oltre a lasciare una modalità di azione con questi ragazzi, non lascia nulla a livello umano ed emotivo.
Per aiutare qualcuno devi conoscere il suo vissuto interiore.
E’ raro che uno studente in classe esprima il suo stato d’animo, succedeva anche a me da bambino di chiudermi a riccio davanti agli insegnanti.
“non è la formazione tecnica che vogliamo nelle scuole, abbiamo bisogno di testimonianze come queste per arricchirci a livello umano”
Sono state queste le parole di un professore che durante un intervento ha voluto esprimere il suo punto di vista al dirigente scolastico li presente.
Durante i miei interventi non mi piace essere troppo tecnico, spesso raccontare la mia vita diventa un momento intimo e magico, dire teatrale.
Per questo motivo ho deciso di unire la formazione al teatro.
Ho deciso di mettere un attimo da parte i tecnicismi e dare tutto me stesso.
Ci voglio provare perché di credo, e credo di aver inquadrato il mio ruolo in questo contesto sociale.
Regalare emozioni al pubblico è il dono che ho ricevuto.
Lo faccio attraverso i libri e lo faccio attraverso gli eventi dal vivo.
Ancora oggi molti lettori del bambino dimenticato mi scrivono per raccontarmi quello che hanno vissuto durante la lettura.
Ancora oggi ricevo messaggi di persone che hanno partecipato ai miei eventi vogliono esprimere gratitudine per tutto quello che ho lasciato in quella sala.
L’ultima idea di unire la formazione al teatro è stata una idea nata dal mio intuito, e credo che farà breccia nel cuore degli astanti.
Ho l’abitudine di immaginare le cose prima che succedano, questo mi aiuta a darmi la carica e la motivazione per fare bene.
Non sarà uno spettacolo preparato.
Sarà un Talk show e si chiamerà “sono dislessico e sono vivo”.
Uno spettacolo per annunciare a tutti che noi ci siamo e cerchiamo di non mollare.
Nonostante tutto il dolore che ci hanno lasciato nel cuore, lottiamo per trovare il nostro spazio nel mondo.
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