Scoperti i 42 geni coinvolti nella Dislessia

Individuati i 42 geni coinvolti nella Dislessia, le finalità dello studio sono rivolte alla diagnosi precoce.

Stamattina mentre facevo colazione, la tv ha attratto la mia attenzione: si parlava di Dislessia.

Un grande studio è stato condotto e pubblicato sulla rivista Nature Genetics, con un campione davvero grande di soggetti.

Questo studio ha portato ad identificare 42 geni che sono coinvolti nella Dislessia.

Ti lascio qui sotto il link dell’articolo completo, ma vorrei che continuassi a leggere le mie considerazioni sull’argomento.

Clicca qui se vuoi leggere l’articolo completo.

Per quanto mi riguarda la notizia non è cosi sorprendente, già sapevamo che i Disturbi di Apprendimento hanno un’origine genetica, e possono tramandarsi dai genitori ai figli.

Quello che mi interessa è approfondire alcune questioni che riguardano le motivazioni di questo studio.

Per quanto possa essere interessante e curioso, uno studio che vada ad indagare le origini della dislessia, mi sembra abbastanza ovvio che tale “disturbo” o direi meglio caratteristica, esista e continuerà ad esistere.

La lettura nell’evoluzione dell’uomo è un’abilità che si è appresa davvero molto di recente!

Questo ci fa capire che nella sua evoluzione, l’uomo ha sviluppato diverse abilità come la caccia, la pesca, riconoscere i frutti commestibili, capacità di orientamento per esplorare nuovi territori, capacità esoteriche e di guarigione, insomma un enorme ventaglio di capacità che chiaramente sottintendono abilità cognitive e genetiche differenti.

Già dai tempi della pietra gli ominidi non erano tutti uguali: non è detto che un individuo portato per scovare e cacciare, potesse essere bravo anche a trovare e riconoscere i frutti commestibili.

Queste specifiche abilità si sono evolute nel tempo, mutando i geni in favore delle proprie specifiche qualità.

Oggi ci troviamo di fronte alla Dislessia, un problema che non è un problema, in quanto il “dislessico” non è esattamente fatto per leggere!

le capacità dei dislessici sono più legate alla creatività, intuito, spiritualità, emotività.

Per fare un esempio banale, se faccio correre i 100 metri ad un ragazzo robusto e uno esile, molto probabilmente vincerà il ragazzo esile, al contrario il ragazzo robusto potrebbe essere più bravo nel lancio del peso!

Per concludere, la scienza continua a studiare le origini del disturbo, a quale scopo?

Lo scopo, come si scrive nell’articolo che vi ho linkato sopra, è quello di effettuare una diagnosi precoce, per poter intervenire in tempo per l’inizio della scuola!

Adesso la domanda fondamentale è!

se la dislessia è una caratteristica genetica, come essere biondi o bruni, robusti o esili, perché bisogna modificarla?

Perché viene messo in discussione il patrimonio genetico individuale, con le specifiche abilità e difficoltà? (e questo non vale solo per la Dislessia)

Perché l’occhio non viene puntato sui sistemi educativi?

Perché non cambiamo il modo di apprendere invece di insistere sulla genetica individuale?

È davvero più importante un’istituzione pubblica come la scuola, piuttosto che il rispetto per le proprie e specifiche caratteristiche genetiche e cognitive?

Sono davvero imbarazzato dalla tanta presunzione umana di dover cambiare le persone per adattarle al sistema!

Non è affatto vero che essere una minoranza è un problema!

Ogni individuo deve poter esprimere la propria individualità secondo le sue specifiche caratteristiche.

E se non è attraverso la lettura che il dislessico può apprendere, impegnate la ricerca scientifica nel trovare e sopratutto applicare un metodo che vada bene per tutti!

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Dr. Fera Benedetto
Psicologo

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