Ho scoperto di essere dislessico, e adesso siete voi che ascoltate me!

Un ragazzo che scopre di essere DSA a 30 anni racconta la sua rabbia davanti a centinaia di persone.

Quante soddisfazioni mi sono tolto

è tutta un’altra cosa trovarsi per una volta dall’altra parte ed essere ascoltati.

Non avrei immaginato che un giorno avrei potuto sputare indietro tutto il veleno che ho dovuto ingoiare da bambino a scuola.

Tutto è iniziato quando a 30 anni ho scoperto di essere dislessico.

L’ho scoperto grazie al mio tirocinio di abilitazione alla professione di Psicologo.

Alla neuropsichiatria infantile, ogni giorno, vedevo arrivare decine di bambini che venivano sottoporti a diagnosi di DSA.

Mi sono indubbiamente riconosciuto in questa difficoltà e la mia mente ha fatto letteralmente un tuffo nel passato.

Un passato dimenticato.

Un bambino dimenticato dentro di me.

La cosa più importante che ho capito è stata che non ero io il problema, ma il metodo di apprendimento non adatto a me.

Per quanto mi sforzassi, non riuscivo a ricordare quello che leggevo, la mia scrittura era orribile e spesso gli errori erano gli stessi e ricorrenti.

Ancora oggi ho difficoltà a ricordare dove si mette l’apostrofo, ma questo in realtà non è stato mai un grande problema per me, se non fosse che mi hanno vessato con richiami, punizioni, brutti voti e note sul diario.

Ho scoperto che la mia mente non è fatta per lettere e numeri, fa fatica a ricordare concetti astratti.

La mia mente come quella di tutti i DSA, funziona ad immagini e questo è un vantaggio per l’immaginazione e la capacità di intuito, ma uno svantaggio per tutto ciò che riguarda codici e categorizzazioni.

Pare che nessuno intorno a me conoscesse questa caratteristica.

Sono sempre stato etichettato come bambino svogliato, distratto e vivace.

Un pasticcione con il quaderno sempre in disordine.

Un caso perso per tutti gli insegnanti.

Immaginate voi un giorno di capire che la colpa non è stata vostra.

Immaginate come si sente un innocente in carcere.

Questa nuova visione della vita ha messo un fuoco dentro di me!

La rabbia è salita come un vulcano dal mio stomaco e sgorgava fuori dai miei occhi con un fiume di lacrime!

Quando ho smesso di piangere e ho preso coraggio, ho deciso che la mia storia dovevano conoscerla tutti!

Sopratutto nelle scuola.

Tutti dovevano sapere cosa mi era successo!

Non mi vergogno a dire che il bambino dentro di me voleva la sua rivincita!

Non sono io il problema

Non sono i bambini il problema.

Il problema è la scuola e non smetterò mai di dirlo.

Sono stato uno stupido a credere che questa sofferenza fosse finita.

Ancora oggi nelle scuole ci sono insegnanti che non credono nella dislessia.

Che continuano a vessare i bambini.

A parte rare eccezioni, ci sono ancora bambini che soffrono e che si sentono oppressi da un sistema che a petto in fuori pretende di essere “il meglio che c’è”.

Adesso, da solo, combatto questa battaglia.

Racconto la mia storia davanti a centinaia di persone.

In tutta Italia.

Finalmente mi ascoltate.

Voglio che gli insegnanti mi ascoltino

Che i genitori mi ascoltino.

Il problema non siamo noi.

Il problema è un sistema scolastico antiquato.

Una scuola che oscura le finestra per non far “distrarre” i bambini.

Una scuola che mette i voti e giudizi! una pratico quanto mai errata su una mente in sviluppo.

Una scuola con classi troppo numerose dove non lavorano bene ne gli studenti ne gli insegnanti.

Una scuola con programmi pieni di nozioni teoriche che verrano dimenticate alla velocità della luce.

Vuoi sapere cosa ho imparato dalla scuola?

Ho imparato a sentirmi inutile e a volerla far finita tutti i giorni della mia vita!

Benny Fera
Il bambino dimenticato

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