La formazione insegnanti sui DSA deve essere fatta dai dislessici.

La testimonianza di un ragazzo che ritorna nelle scuole dopo tanti anni di sofferenza

La prima volta è stata una fortissima emozione.

Io, che da studente ero il più asino della classe, se non di tutta la scuola, mi ritrovavo a fare formazione sui DSA davanti a 200 insegnanti.

Ricordo esattamente cosa mi è successo quel giorno.

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Ho scoperto di essere dislessico, e adesso siete voi che ascoltate me!

Un ragazzo che scopre di essere DSA a 30 anni racconta la sua rabbia davanti a centinaia di persone.

Quante soddisfazioni mi sono tolto

è tutta un’altra cosa trovarsi per una volta dall’altra parte ed essere ascoltati.

Non avrei immaginato che un giorno avrei potuto sputare indietro tutto il veleno che ho dovuto ingoiare da bambino a scuola.

Tutto è iniziato quando a 30 anni ho scoperto di essere dislessico.

L’ho scoperto grazie al mio tirocinio di abilitazione alla professione di Psicologo.

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DSA: potrebbe fare di più!

Gli scarsi risultati scolastici spesso non sono dovuti allo scarso impegno, ma ad alcune caratteristiche cognitive

Se sei un genitore o uno studente, probabilmente ti sarà capitato molte volte di sentire queste frasi:

“Potrebbe fare di più”

“È intelligente, ma non si applica”

“È svogliato”

Anche se abbiamo fatto passi in avanti sulla conoscenza della dislessia, molti insegnanti pensano ancora che i risultati scolastici di una studente siano proporzionai al suo impegno.

Purtroppo non è così

Vi è mai capitato di stare ore sui libri e ricordare pochissimo il giorno dopo?

Ebbene è stato sempre il mio cruccio per tutti gli anni di scuola.

Se non conosci come funziona il tuo cervello le cose si complicano.

Molti non sanno che alcuni cervelli sono geneticamente predisposti per pensare ad immagini e quindi hanno poca dimestichezza con lettere e numeri.

Per i DSA è molto difficile attenersi alla realtà del testo, perché la mente divaga.

Non è una cosa di cui vergognarsi o arrabbiarsi.

Il cervello di alcuni di noi è generativo, creativo.

Non è fatto per immagazzinare molti contenuti, al contrario per natura tende a generare sempre nuove idee.

Ricordo che durante le interrogazioni mi dicevano spesso che non mi attenevo al testo e che davo una mia interpretazione a quello che c’era scritto.

Ovviamente me ne vergognavo!

mi accorgevo che la mia mente tendeva sempre ad interpretare a modo suo.

A nessun insegnante piace che ti metti a fare il filosofo, loro vogliono sentire la lezione così com’è scritta sui libri.

Eppure una caratteristica tipica della mente DSA è quella del pensiero creativo.

Una ricerca spontanea di nuove idee ed interpretazioni della realtà.

Purtroppo per esperienza ho imparato che a scuola c’è poco spazio per questo modo di essere e spesso si viene denigrati.

Alla fine ti fanno credere veramente di essere “strano” ed inizi a pensare che il tuo cervello non funzioni bene.

Solo dopo anni di lavoro su me stesso ho iniziato a vedere le mie caratteristiche come abilità, e non come “stranezze”.

Quindi non demordere, non sei strano, non sei svogliato. L’unica cosa vera è che sei intelligente e questo i professori lo sanno.

Solo che loro non sanno come mettere a frutto la tua intelligenza.

Benny Fera
Psicologo e Autore

Il bambino dimenticato
Come viviere da dislessico
La scuola dei miei sogni
Dislessia: quale scuola?
Ti ho lasciato un bacio in stazione
Benny fuori classe

Il bambino dimenticato, il libro che è arrivato al cuore del mondo DSA

Un libro testimonianza che ha cambiato il modo di vedere i DSA.

Un viaggio nella mente DSA attraverso la testimonianza dell’autore

Un libro che ha toccato il cuore di molti genitori ed insegnanti.

Il bambino dimenticato ha cambiato il modo di vedere i DSA e la scuola.

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Nel video che segue, una breve presentazione del libro.

Cosa dicono i lettori del Bambino Dimenticato

L’autore dice:

Ho capito molte cose sulla dislessia, sopratutto che non è un problema nella vita, ma soltanto nella scuola, dove veniamo trattati come “diversi”.

Adesso non solo leggo molti libri, ma addirittura ne ho scritto uno tutto mio.

Ho scoperto che i libri non sono tutti uguali, infatti i libri più belli evocano emozioni e vivide immagini.

É proprio questo che ho cercato di fare con il bambino dimenticato, evocare emozioni parlando delle mie emozioni, dei miei ricordi, delle mie sofferenze, mettendomi completamente a nudo.

I genitori hanno ritrovato nel libro molte caratteristiche del loro figlio e non si sentono più sole.

Alcuni insegnanti hanno trovato un’ottima testimonianza per essere più attenti e sensibili verso alcuni bambini.

I bambini si sono divertiti molto leggendo il bambino dimenticato, perché una parte del libro racconta anche le stravaganze di un bambino DSA.

Molti ragazzi come me hanno scoperto di essere dislessici leggendo il bambino dimenticato e hanno trovato la carica e la voglia per cambiare vita.

il bambino dimenticato dimostra che la sofferenza non è sempre un male, ma diventa una risorsa per cambiare vita.

Vi auguro una buona lettura

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