Il futuro dei DSA

“E se non trovi la tua strada, sono problemi tuoi”

Mi circola in testa questa frase da qualche giorno pensando al fatto che l’educazione di tipo scolastica pur provvedendo all’istruzione, non provvede alla crescita personale individuale.

La parola “crescita personale” può sembrare uno slogan new age, in realtà è la base che ogni individuo dovrebbe avere.

Sento spesso parlare di crescita personale associata al mondo degli adulti, questo perché molte persone non hanno ancora trovato la propria strada, cercano dei percorsi di crescita personale per scoprire le proprie potenzialità e sfruttarle.

È proprio vero, non tutti riconoscono le proprie potenzialità, sopratutto quando vengono considerate di second’ordine o addirittura inutili.

Ad esempio la creatività e la sensibilità che sono alla base dell’arte, sembrano argomenti vacui che vengono poco presi in considerazione dal mondo scolastico.

Di certo una mente creativa, non si nutre di nozioni imparate a memoria, ma è stimolata quando può usare la creatività nella sua specifica maniera.

Dopo anni passati in classe, la tua vita si trasforma lentamente in un surrogato di te stesso.

Non sai più chi sei, e ti convinci che se non sai fare le cose come gli altri, vieni etichettato come una persona che nella vita non avrà successo.

Come il caso di Valeria Cagnina, una ragazza del 2001 che aveva già intrapreso autonomamente la strada della robotica, portando importantissime innovazioni in questo campo e diventando tra le prime 5 donne al mondo più influenti nel settore.

Eppure la sua scuola non ha previsto un riconoscimento per il successo di Valeria, anzi, ha rischiato la bocciatura per le assenze e lo scarso rendimento.

La ragazza ha scelto di diplomarsi privatamente e spiccare il volo nella sua nuova azienda di robotica, attraverso la quale è riuscita anche a creare un modello educativo sperimentale e personalizzato.

Questo è solo un esempio tra tante migliaia, che descrivono come la scuola ha trasformato profondamente la nostra personalità nel bene e nel male.

Molti di noi portano ancora addosso un grande senso di insoddisfazione per non aver ancora trovato la propria strada e non aver trovato nessuno che li aiutasse a capire le proprie abilità.

Perché a scuola non aiutiamo i bambini a crescere secondo le proprie capacità e non secondo degli standard predefiniti?

È una domanda che mi faccio da molto tempo ormai, sopratutto da quando ho capito che il mondo è cambiato tanto, ma la scuola non è cambiata affatto.

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Benny Fera
Psicologo dislessico e Autore

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1 commento su “Il futuro dei DSA”

  1. ciao benni confermo quello che ai scritto ma dal dire al fare cè di mezzo il mare tuttavia l esperienza lavorativa mi insegna che il mondo del lavoro è diverso dalla scuola al primo inpatto è neccessario ronpere il ghiaccio ci si trova insieme a dei volponi specialmente per i dsa che approffittano della tua debolezza per non lavorare e prenderti per il culo i genitori pretendono quello che per noi è inpossibile nell anno 1976 che avevo 21 anni sono passato dalla produzione all officina perchè ho frequentato un corso proffessionale della regione un vero fallimento senza nessuna esperienza lavorativa con tanti insulti da parte dei colleghi che mi hanno definito un buono a nulla sono ritornato in produzione ma non ho perso il lavoro

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