Formazione DSA: il Bambino Dimenticato torna nelle scuole e associazioni di tutta Italia.

Che cosa è davvero importante per un bambino dislessico? Cosa è davvero importante per il suo futuro?

Sono anni ormai che mi occupo di Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), e da quando ho scritto il mio primo libro “il Bambino Dimenticato” nel 2016, ho sentito la necessità di approfondire l’argomento andando oltre le pure e semplici difficoltà scolastiche legate alla didattica.

Ho avuto l’amara esperienza di vivere personalmente il disagio legato ai DSA, e vi assicuro che la mia infanzia è stato un periodo difficile, mi svegliavo la mattina con il desiderio di non esistere, per non dover affrontare il supplizio scolastico.

Quando parliamo di DSA, non ci riferiamo soltanto alle difficoltà legate alla lettura, scrittura e calcolo, ma andiamo a toccare un tema ancor più vasto che è quello della Neurodiversità.

La Neurodiversità è un modo di essere, di sentire, di comportarsi e di elaborare la realtà, diverso dalla maggior parte delle persone definite “normali”.

Ma quali sono le reali difficoltà di questi bambini?

Prima di tutto c’è un’alta sensibilità sia sensoriale che emotiva.

Ogni stimolo sensoriale visivo e uditivo viene percepito con una potenza superiore alla norma e per questi bambini è davvero difficile restare concentrati su un solo stimolo quando sono attorniati da altri stimoli, potete ben immaginare cosa succede in classe, già solo la presenza dei compagni è fonte di distrazione, il rumore della voce dell’insegnante può diventare letteralmente un fastidio e tutto ciò che passa dalla finestra viene elaborato attraverso la visione periferica.

L’alta sensibilità porta ad una sovrastimolazione che con il passare del tempo, sovraccarica il cervello portando a stanchezza e stress, le conseguenze sono vedere lo studente distratto o che non riesce a stare fermo, o addirittura che infastidisce la classe per cercare di evadere da questa tortura.

Quando si verificano situazioni cariche emotivamente in classe, ad esempio l’insegnante alza la voce o si accendono diverbi, il bambino ci mette tempo a ritornare ad una stabilità emotiva di tranquillità e spesso non ci riesce nemmeno.

Non di meno importanza sono le difficoltà a livello sociale, dove si può verificare una difficoltà nell’interpretazione delle emozioni sul volto di chi parla (Alessitimia) e quindi una sbagliata interpretazione delle emozioni altrui con delle reazioni fuori dalle righe.

Per questi bambini, socializzare in un sistema complesso è un vero e proprio lavoro. Non avviene in automatico come nelle persone “normali”, ma usa degli schemi chiamati “masking” che consistono nella copia di modelli comportamentali vincenti presi in prestito dai compagni.

La bassa autostima è un tratto quasi onnipresente nei bambini neurodiversi, loro di solito hanno un’intelligenza superiore alla media e si accorgono di essere diversi dagli altri e di non riuscire a fare le cose come gli altri. Si stanca prima, non riesce a stare attento, si isola o viene isolato dai compagni.

Spesso ha bisogno di stare solo per ricaricarsi e ritrovare il suo centro.

Queste sono solo alcune delle caratteristiche che rendono difficile la vita di uno studente DSA, e purtroppo la maggior parte degli insegnanti, genitori e gli stessi compagni di classe, non possono capire queste difficoltà, perché non riescono nemmeno lontanamente ad immaginare che una persona possa funzionare in questo modo.

Perché ritengo importante la formazione sulla Neurodiversità?

Perché c’è in ballo il futuro del bambino, portarsi dietro queste difficoltà, senza essere compreso, porta automaticamente a sviluppare patologie come ansia, depressione, attacchi di panico, pensieri ossessivi e svalutanti, che non gli consentiranno in futuro di sviluppare un’autonomia.

Cosa faccio come psicologo…

Prima della chiusura dovuta al Covid, questi argomenti legati al disagio scolastico sono stati un imperativo da far conoscere a quanti più insegnanti e genitori possibile.

Durante i miei convegni avviene un vero e proprio risveglio, una presa di conoscenza che spesso porta alla commozione e allo sgomento di non aver saputo prima quelle informazioni e non essere potuti intervenire in tempo.

È importante portare nelle scuole e associazioni di tutta Italia questi argomenti, delle chiavi di lettura diverse sotto cui vedere questi bambini, e delle nuove modalità di interazione con loro.

Come fare per ottenere un intervento del Dr. Fera presso la propria sede?

Sono uno psicologo libero professionista ed in genere raccolgo le prenotazioni personalmente.

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Dopo aver compilato il modulo otterrai una risposta via mail nelle successive 48 ore con tutte le informazioni sullo svolgimento e i costi della formazione.

Questa per me è una missione importante. Come genitore o insegnante aiutami a diffondere la conoscenza in tutta Italia condividendo e proponendo alle scuole questo articolo, in modo che possano entrare in contatto con me.

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Il senso della vita per un bambino dislessico

Ti sei mai chiesto perché esisti?

Per alcuni questa domanda può sembrare troppo profonda e troppo grande

Molti di noi non ci hanno mai pensato o non ne hanno mai avuto bisogno.

Per alcuni invece, non è una scelta chiedersi che senso abbia la propria esistenza, la domanda nasce semplicemente da una condizione di vita.

Ricordo da bambino che pensavo spesso “perchè esisto?” ma non perchè io fossi nato filosofo, ma semplicemente perchè non trovavo il senso nella vita che conducevo giorno per giorno.

Giorno dopo giorno mi sentivo trasportato verso la rovina di me stesso.

Passavo i pomeriggi a piangere sui libri, le mattinate con il terrore di essere interrogato o di essere ripreso per gli errori di grammatica.

La rabbia nel sapere di non riuscire ad avere una grafia leggibile.

Giorno dopo giorno mi sentivo inutile, inesistente.

Mi chiedevo che senso avesse una vita condotta cosi, poi pensavo ai compagni che a scuola ottenevano buoni voti, per loro questo problema non esisteva in quanto il loro senso era ottenere buoni risultati e, fortunati loro, ci riuscivano facilmente.

Per quanto mi sforzassi, non c’era nulla da fare, ero un asino, ero la pecora nera della famiglia e tutti mi guardavano con occhio commiserevole.

Non volevo essere compatito, dentro di me mi sentivo forte, volevo combattere, ma l’unica persona con cui dovevo battermi era me stesso.

Più mi sforzavo di fare meglio, più non ci riuscivo, e più volevo scomparire.

Mi dicevo: se è questo il senso della vita, io sono inutile, perché non riesco ad ottenere buoni risultati scolastici.

Non potevo fare altro che crederci, tutti intorno a me mi dicevano “se studi di più ci riesci”, se per loro era quella la soluzione, non lo era di certo per me.

Questo lungo supplizio mi ha fatto sentire in trappola, e non so grazie a quale forza divina e universale ho deciso di portare avanti la mia vita, forse per un senso profondo di voler capire il senso.

Ormai era chiara dentro di me la domanda “perché esisto?”

Alla fine dopo vari espedienti, mi sono arreso all’idea di fare bene a scuola e mi sono dedicato alla vita sociale nella quale ho trovato un minimo di senso, esisto per le ragazzine, che mi guardano e a cui piaccio.

Questo mi ha tenuto in vita, se non fosse che ne volevo sempre di più perchè avevo bisogno di recuperare tutto quello che mi avevano tolto nell’infanzia, volevo gloria, volevo riscossa, volevo trovare un senso nella mia vita.

Ma non è bastato, non potevo trovare il senso fuori di me, ma dentro di me.

Per questo mi sono iscritto a psicologia, per trovare il senso della mia vita.

Stupidamente ho pensato che la facoltà di psicologia potesse essere il posto in cui scavarsi dentro, invece non è altro che una paccottiglia di nozioni da ingurgitare, ne più ne meno di quello che avevo fatto fino al liceo.

Solo a 30 anni ho iniziato a dare un senso a me stesso.

Scoprire di essere dislessico è stata la punta dell’iceberg.

Mi ha aiutato molto la psicoterapia e la meditazione, sono partito di li per cercare un nuovo senso di me stesso.

Prima di tutto ho promesso a me stesso di non sforzarmi più di fare cose in cui non sono bravo, ma di concentrarmi davvero in ciò che desideravo.

Basta esami, basta concorsi, basta compilare curriculum, non era quella la mia strada, mi sentivo senza energie.

Ho scelto di intraprendere la mia strada, quella della scrittura, quella di regalare al mondo la mia esperienza e di fare della mia vita un esempio per gli altri.

Ho deciso di aiutare le famiglie e i bambini che stanno passando quello che ho passato io.

Ho deciso che la mia missione dev’essere quella di smontare il concetto di scuola distruggi bambini.

Ho deciso di fare formazione per gli insegnanti perché capiscano cosa vuol dire soffrire davvero quando sei solo un bambino.

Non sono quello che dirà grazie alla scuola che mi ha fatto soffrire perché mi ha reso quello che sono, sono sincero e vi dico che non auguro a nessuno quello che è successo a me e sono profondamente convinto che la scuola debba cambiare per non avere bambini dimenticati.

Vi consiglio di leggere il bambino dimenticato che racconta la mia storia integrale;

Vi consiglio di leggere la scuola dei miei sogni per capire come vedo io la scuola;

Vi consiglio di leggere il mio ultimo libro il potenziale DSA per capire a fondo come funzione la mente di una bambino DSA.

Sono tutti libri che trovi su Amazon, basta cliccare sui nomi dei libri (scritti e sottolineati in blu come vedi sopra) per procedere all’ordine.

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