Lo studente è stato educato a fare tutto non per sè, ma per compiacere l’insegnante

Vorrei che leggeste il paragrafo dedicato alla scuola che ho estrapolato dal libro “Le vostre zone erronee” di Wayne Dyer.

Un libro scritto nella prima edizione nel 77 dallo psicoterapeuta statunitense.

Quantomai attuale questo libro affronta uno dei temi fondamentali per la nostra crescita personale: la necessità di essere approvati.

Una necessita che ci rende schiavi.

Da piccoli abbiamo imparato ad essere guidati in tutte le nostre scelte.

La guida dell’adulto è quanto mai importante, ma non nel giudizio.

Spesso si ha la tendenza a sostituirsi a loro nella scelta dei vestiti, dei giochi, dei come trascorrere il tempo.

Spesso l’adulto si sostituisce anche ai conflitti che il bambino affronta con i pari e alle difficoltà che potrebbe tranquillamente risolvere da solo.

In questo modo i bambini crescendo, sviluppano una dipendenza dall’adulto e un senso di inefficacia, considerando le proprie decisioni errate e di poco conto.

Un’altra fucina di “approvazioni” è il sistema scolastico.

A questo proposito cito il capitolo del libro di Wayne Dyer intitolato:

“I messaggi della scuola”

Quando sei uscito di casa per entrare in una scuola, hai messo piede in una istituzione appositamente designata per instillare un modo di pensare e di agire che presuppone la ricerca di approvazione.

Chiedi il permesso per tutto..

non far mai di testa tua..

chiedi al maestro il permesso per andare al gabinetto…

Siediti a quel banco…

Non cambiare posto, se non vuoi una nota.

Tutto verte nel senso dell’altrui controllo.

Invece di insegnarti a pensare, ti si insegna a non pensare con la tua testa.

“studia il primo e il secondo capitolo; disegna cosi; impara l’ortografia di queste parole: leggi questo…” Ti hanno insegnato ad ubbidire, e quando avevi dei dubbi, a farteli chiarire dall’insegnante.

Se fossi incorso nella sua ira, o ancor peggio in quella del preside, ti saresti dovuto sentire in colpa per mesi e mesi .

La pagella era un messaggio per i tuoi genitori che diceva in che misura eri approvato.

Se dai uno sguardo allo statuto della tua scuola, è assai probabile che ciò che leggerai sarà formulato grosso modo cosi: “Noi, della scuola media superiore XY, crediamo che la scuola offra a ogni studente la possibilità di svilupparsi integralmente. Il piano di studi è stato approntato in modo da andare incontro alle esigenze individuali di ciascuno studente di questa scuola. Tutti i nostri sforzi mirano a promuovere l’autorealizzazione e lo sviluppo individuale del nostro corpo studentesco…”

Quante scuola, ovvero quanti insegnanti, hanno il coraggio di tradurre in pratica queste parole?

Uno studente che cominci a mostrar segni di autorealizzazione e di indipendenza personale, si sente dire subito di stare al proprio posto.

Gli studenti indipendenti consapevoli del proprio valore, esenti da complessi di colpa e da crucci, sono di regola definiti turbolenti.

Le scuole non sanno trattare ragazzi che mostrano segni di anticonformismo.

Di fatto è la ricerca dell’approvazione ad essere preferita come la via del successo.

I vecchi cliches del “cocco” dell’insegnante, del “lisciarsi” i professori, sono tali non senza ragione.

Esistono, e funzionano.

Se riscuoti elogi dai tuoi insegnanti, se ti comporti come hanno ordinato, se studi le materie preparate apposta per te, fai una buona riuscita, il cui prezzo però è il forte bisogno di approvazione, dato che la fiducia in te stesso è stata scoraggiata praticamente ad ogni svolta.

Di solito, alla fine della scuola media inferiore, uno studente ha già imparato la lezione dell’approvazione.

Quando gli viene chiesto che tipo di scuola media superiore vorrebbe frequentare, la risposta è: ” Non lo so. Mi dica lei quale fa per me”.

Al momento di diplomarsi, gli sarà difficile prendere decisioni, perché per dodici anni di fila gli è stato detto cosa e come pensare.

Al collegio universitario, tale indottrinamento prosegue secondo i medesimi schemi:

“Scrivi due saggi a sempestr, consegnalo dattiloscritto, cura che ci sia introduzione-svolgimento-conclusione, studia questi e quei capitoli..”

La gran catena di montaggio!

Conformati, fa contenti i professori, e ce la farai…

Se casualmente lo studente dovesse incontrare un professore che gli lascia più libertà: “Questo semestre, approfondisca l’argomento che più le interessa. Io la aiuterò e la consiglierò quanto posso, ma si tratta dei suoi studi ed è libero di portarli avanti come crede”

è il panico!!!

“Ma quanti lavori dobbiamo presentare?”
“per quando?”
“scritti al pc?”
“quanti libri dobbiamo leggere?”
“quanti esami dobbiamo fare?”
“quali saranno le domande?”
“quanto devono essere lunghi i temi?”
“devo venire a tutte le lezioni?”

Queste sono le domande che pone chi cerca approvazione, e la cosa non sorprende affatto, dati i metodi pedagogici ed educativi a cui abbiamo accennato.

Lo studente è stato educato fare tutto non per sé, ma per un’altra persona, a compiacere il professore, a valutarsi su una unità di misura altrui.

Le domande che egli pone sono il risultato finale di un sistema che esige la richiesta di approvazione , se si vuole sopravvivere.

Pensare con la propria testa, atterrisce lo studente, è più facile e più sicuro corrispondere alle attese.

Non mi sento solo nel mio modo di pensare.

Questo capitolo di libro mi aiuta a dare forza alla mia tesi che la scuola non sta aiutando i ragazzi a capire chi sono, a mettere in campo le loro competenze.

Sono sempre più convinto che la scuola tende a costruire uno stereotipo di studente modello che è funzionale solo al mondo scolastico, ma la vita è tutt’altro…

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Benny Fera
Psicologo e Autore

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