Un drago chiamato Dislessia – Elisabetta racconta…

Siamo soli contro maestri ignoranti e compagni che bullizzano.

Questo blog nasce anche come uno spazio per i genitori

Non mi piace parlare da solo

Non vorrei che la gente pensasse che il disagio scolastico di cui parlo è solo una mia singolare invenzione.

Non è la prima testimonianza che condivido, chi segue questo blog ne avrà lette molte altre.

Oggi voglio dare voce ad Elisabetta che gentilmente ci racconta il percorso che lei come mamma ha fatto con suo figlio M.

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L’unione fa la forza: la testimonianza di Marina

Ricordo ancora la fatica e le lacrime di Andre per il grande sforzo.

Ci sono stati due anni della mia vita in cui ho fatto un tirocinio presso uno studio privato che si occupava di potenziamento nei Disturbi specifici di Apprendimento.

Andrea a quel tempo aveva 10 anni!

Ricordo ancora la fatica e le lacrime di Andrea per il grande sforzo.

Ricordo ancora il dolore che provavo dentro nel vederlo soffrire!

La mamma vuole raccontare la loro storia … a lieto fine..

Buongiorno Benny!

Non so se ti ricordi (è passato un po’ di tempo), sono la mamma di Andrea.

Vorrei parlarti dell’esperienza di Andrea e di riflesso della mia come mamma di un DSA.

Seguo con interesse la tua pagina anche se quasi mai riesco ad esserci per le dirette.

Leggendo tutte le testimonianze dei ragazzi che ti scrivono, la tua esperienza e quelle delle mamme mi sono ritrovata a rivivere i difficili momenti passati.

Abbiano scoperto la dislessia di Andrea in prima media.

Ovviamente fino ad allora il copione è stato uguale a tutti gli altri:

Andrea si rifiutava di studiare, non voleva andare a scuola perché diceva di essere incapace, attacchi di ansia, rabbia. insomma tutto quello di cui si parla sulla tua pagina.

Un bel giorno ho deciso di chiedere consulenza ad una psicologa per me, non per Andrea, perché io e mio marito avevamo divorziato e ritenevo di avere bisogno di un supporto.

Mi si è aperto un mondo.

Parlando con lei è venuto fuori il discorso di Andrea e subito lei ha fatto leva su un punto, la sua autostima.

Il percorso da mio si è trasformato nel percorso mio di Andrea e del papà.

É stato difficilissimo, lungo, pieno di salite, ma il lavoro sull’autostima di Andrea ha funzionato.

Ovviamente ogni tanto ha qualche “ricaduta”😅 seppur breve, ma va a gonfie vele.

In tutto questo vorrei aggiungere che è stata positiva anche la mia esperienza con la scuola. Forse siamo stati fortunati (anche se ormai dovrebbe essere la prassi e non si dovrebbe parlare di fortuna), per la scuola elementare non ho parole, è stata una catastrofe, ma dalla scuola media è andata meglio.

Siamo stati fortunati ad aver trovato l’insegnante di italiano che non ha fatto pesare la situazione di Andrea. Gli parlava, lo metteva a suo agio, coinvolgeva gli altri insegnanti in metodi alternativi per i DSA, seguivano il PDP, hanno saputo valorizzare la sua inventiva coinvolgendolo in attività. In questo modo Andrea ha capire il suo valore.

Ora Andrea fa il primo superiore all’alberghiero, ci siamo trasferiti a firenze per lavoro e avevo paura di trovare una situazione differente in questa scuola e in questo nuovo ambiente. invece sono rimasta piacevolmente sorpresa. la scuola ha una coordinatrice per i DSA alla quale i ragazzi e i genitori possono rivolgersi per qualsiasi problema,dubbio ecc. Hanno organizzato la scorsa settimana una riunione con i genitori dei DSA per confrontarsi e ora ne organizza una con i ragazzi per illustrargli programmi che possono trovare su internet per studiare con mappe ecc.

Andrea ormai studia da solo senza il mio aiuto, ha concluso gli esami di terza media con 8 e ora le prime interrogazioni vanno bene con voti 8/8.5.

Ha trovato la fiducia in se stesso, ha capito che la sua non è una malattia (cosa della quale è stato convinto per un po’ di tempo) ed è molto migliorata la sua autostima.

Aggiungo che anche lo sport sta facendo la sua parte.

Scusa se mi sono dilungata troppo ma, tra le tante esperienze negative, volevo dare la mia positiva per mandare il messaggio che fortunatamente ci sono (anche se in netta minoranza) insegnanti e scuole che supportano i nostri ragazzi.

ti faccio il mio in bocca al lupo per il percorso che hai intrapreso.

a presto

Marina

Grazie a Marina per il prezioso contributo!

Ed un grande abbraccio ad Andre con il quale c’è sempre stata una grande intesa! In bocca al lupo amico mio!

Ogni sabato una testimonianza

Se vuoi inviarmi la tua testimonianza scrivimi a benedetto.fera@gmail.com

Oppure scrivimi un messaggio privato su Facebook cliccando qui

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Dalla diagnosi di DSA mio figlio è rinato

Ogni Sabato sera riporterò una testimonianza significativa di un genitore.

Anche tu puoi inviarmi la tua testimonianza su esperienze di DSA.

Riporto questa sera il caso di B. una mamma e un figlio che ha ritrovato sollievo scoprendo l’origine delle difficoltà.

Leggi la testimonianza …

Per noi la diagnosi è stata una rinascita.

Mio figlio è stato diagnosticato tre giorni prima di compiere i 18 anni.

ADHD, DOP, Dislessia.

È cresciuto senza saperlo, con comportamenti tipici di chi ha questo disturbo.

È un ragazzo con un quoziente intellettivo alto, troppo alto, per cui riusciva a compensare, ma a scuola veniva spesso mandato a farsi un giro, ripreso continuamente perché non stava fermo, parlava, rispondeva a tono.

A casa una fatica immane a fargli fare i compiti.

Spesso ho assistito ai suoi attacchi di rabbia, sempre più frequenti, libri che volavano, pugni, oggetti rotti.

Ogni volta che chiedevo perché mio figlio facesse così fatica a casa, perché avesse questi comportamenti la risposta era sempre la stessa “è troppo intelligente per avere qualcosa”.

Al liceo tutto è peggiorato, lui non voleva chiedere l’aiuto di uno psicologo e la situazione peggiorava sempre di più.

Finalmente siamo andati da una psicologa che ci ha parlato di dsa, di adhd e ci siamo rivolti a un neuropsichiatra.

Mio figlio ha pianto tanto.

“Allora non sono matto”.

Non si tratta di dare etichette, ma permettere di prendere coscienza delle proprie difficoltà, permette a noi genitori di imparare a rapportarci con loro nel giusto modo che è diverso da come ci si rapporterebbe con un bambino, ragazzo senza questo disturbo.

Permette a chi c’è l’ha di accettarsi, di cercare quelle strategie che ci permettono di vivere meglio.

La scuola dovrebbe adattarsi alle esigenze di ogni alunno, ma non è così, per cui la diagnosi permette a noi genitori di tutelare la serenità dei nostri figli.

Le diagnosi non sono etichette, senza diagnosi mio figlio aveva etichette ben peggiori.

Dopo, qualche insegnante si è scusato.

Questa testimonianza mi riposta indietro nel tempo, quando a 30 anni ho scoperto di essere dislessico.

Ho avuto la stessa reazione del figlio della Sig.ra B.

La mia adolescenza rispecchia molto la condizione che descrive la signora B. nella sua testimonianza.

Attacchi di rabbia, oppositività, comportamenti disfunzionali.

Odiavo la scuola perché mi faceva sentire diverso.

Con il tempo mi sono adattato, ma ancora avevo dubbi sulle mie capacità e potenzialità.

Come la signora B. sono d’accordo che riconoscersi in una caratteristica è un modo per capirsi meglio e per sviluppare il proprio potenziale.

Allo stesso modo sono d’accordo sul fatto che la scuola non dovrebbe mettere nelle condizioni un ragazzo di stare male e di dover ricorrere ad una diagnosi per migliorare la sua vita.

Sarebbe bello se la scuola cambiasse metodo e aprisse le porte alla creatività che è una caratteristica importante in queste persone “diverse”.

Ringrazio la sig.ra B. per avermi dato il consenso a riportare la sua testimonianza.

Se vuoi anche tu raccontarmi la tua storia scrivimi su Facebook alla pagina Benny Fera io e la dislessia clicca qui

Oppure scrivimi all’indirizzo di posta benedetto.fera@gmail.com

Articolo scritto da Benny Fera
Psicologo dislessico e autore

Clicca qui per il libri di Benny

Inclusione DSA? spiegatelo ad Alessio!

Ho le lacrime agli occhi mentre leggo il messaggio di questa mamma!

Cosa posso fare :

“Sono le 8.15 di lunedì mattina e sono già esausta…

3 settimana di scuola , primo anno di scuola media e rifiuto della scuola.

Comunque mi presento, sono Daniela mamma di Alessio 11 anni, 1 media, certificazione DSA dalla quarta elementare.

Disgrafico e disortografico.

Non memorizza l’alfabeto, i mesi dell’anno o le tabelline e non sa fare bene i lacci alle scarpe.

Invidia il suo gatto che se ne può stare in giardino tutto il giorno.

Dice che a scuola si annoia , le insegnanti usano troppe parole.

Come si fa ???

Vi giuro mi si spezza il cuore!

Come si fa a convincere un bambino che a scuola si annoia?

Che dalla scuola non prende nulla?

Come fai a convincerlo ad andare a scuola?

Non c’è modo! perché lui non è stupido anzi! è fin troppo intelligente e conosce le sue esigenze.

Alessio dice ancora:

“A cosa serve la grammatica?

A cosa serve l’epica?

Sono astratte!”

Alessio è convinto di meritare di più, infatti scrive la sua pagella

pagella di alessandro

Ritorniamo sul tema dell’esperienza come fonte di apprendimento!

So che ci sono molti genitori nelle condizioni di Daniela.

Genitori che alla fine si rendono conto di combattere una battaglia persa in partenza perché sanno che il loro figlio ha ragione.

Genitori che si chiedono come fare ad arginare questo problema.

Resto disarmato di fronte a situazioni di questo tipo, l’unica soluzione che mi sento di dare è l’Homeschooling che a mio parere è una fonte preziosa!

Se non sapete cos’è l’homeschooling e volete saperne di più cliccate qui

Alessio io sono con te!

Questa battaglia la combattiamo insieme!

Dobbiamo avere i nostri spazi, i nostri diritti!

Tu invidi il tuo gatto, io ho sempre invidiato i falchi che possono volare liberi nel cielo!

Articolo scritto da Benny Fera, psicologo e autore de il bambino dimenticato

Condividi questa preziosa testimonianza!!!