Ogni Sabato sera riporterò una testimonianza significativa di un genitore.
Anche tu puoi inviarmi la tua testimonianza su esperienze di DSA.
Riporto questa sera il caso di B. una mamma e un figlio che ha ritrovato sollievo scoprendo l’origine delle difficoltà.
Leggi la testimonianza …
Per noi la diagnosi è stata una rinascita.
Mio figlio è stato diagnosticato tre giorni prima di compiere i 18 anni.
ADHD, DOP, Dislessia.
È cresciuto senza saperlo, con comportamenti tipici di chi ha questo disturbo.
È un ragazzo con un quoziente intellettivo alto, troppo alto, per cui riusciva a compensare, ma a scuola veniva spesso mandato a farsi un giro, ripreso continuamente perché non stava fermo, parlava, rispondeva a tono.
A casa una fatica immane a fargli fare i compiti.
Spesso ho assistito ai suoi attacchi di rabbia, sempre più frequenti, libri che volavano, pugni, oggetti rotti.
Ogni volta che chiedevo perché mio figlio facesse così fatica a casa, perché avesse questi comportamenti la risposta era sempre la stessa “è troppo intelligente per avere qualcosa”.
Al liceo tutto è peggiorato, lui non voleva chiedere l’aiuto di uno psicologo e la situazione peggiorava sempre di più.
Finalmente siamo andati da una psicologa che ci ha parlato di dsa, di adhd e ci siamo rivolti a un neuropsichiatra.
Mio figlio ha pianto tanto.
“Allora non sono matto”.
Non si tratta di dare etichette, ma permettere di prendere coscienza delle proprie difficoltà, permette a noi genitori di imparare a rapportarci con loro nel giusto modo che è diverso da come ci si rapporterebbe con un bambino, ragazzo senza questo disturbo.
Permette a chi c’è l’ha di accettarsi, di cercare quelle strategie che ci permettono di vivere meglio.
La scuola dovrebbe adattarsi alle esigenze di ogni alunno, ma non è così, per cui la diagnosi permette a noi genitori di tutelare la serenità dei nostri figli.
Le diagnosi non sono etichette, senza diagnosi mio figlio aveva etichette ben peggiori.
Dopo, qualche insegnante si è scusato.
Questa testimonianza mi riposta indietro nel tempo, quando a 30 anni ho scoperto di essere dislessico.
Ho avuto la stessa reazione del figlio della Sig.ra B.
La mia adolescenza rispecchia molto la condizione che descrive la signora B. nella sua testimonianza.
Attacchi di rabbia, oppositività, comportamenti disfunzionali.
Odiavo la scuola perché mi faceva sentire diverso.
Con il tempo mi sono adattato, ma ancora avevo dubbi sulle mie capacità e potenzialità.
Come la signora B. sono d’accordo che riconoscersi in una caratteristica è un modo per capirsi meglio e per sviluppare il proprio potenziale.
Allo stesso modo sono d’accordo sul fatto che la scuola non dovrebbe mettere nelle condizioni un ragazzo di stare male e di dover ricorrere ad una diagnosi per migliorare la sua vita.
Sarebbe bello se la scuola cambiasse metodo e aprisse le porte alla creatività che è una caratteristica importante in queste persone “diverse”.
Ringrazio la sig.ra B. per avermi dato il consenso a riportare la sua testimonianza.
Se vuoi anche tu raccontarmi la tua storia scrivimi su Facebook alla pagina Benny Fera io e la dislessia clicca qui
Oppure scrivimi all’indirizzo di posta benedetto.fera@gmail.com
Articolo scritto da Benny Fera
Psicologo dislessico e autore
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