Come nasce uno studente modello

Il grande dubbio di oggi si concentra sul luogo comune dello studente modello.

È comune etichettare gli studenti e differenziarli tra buoni e cattivi, svogliati o studiosi o addirittura intelligenti o stupidi.

È luogo comune anche di molti genitori cercare di applicare al figlio una sembianza di ometta, magari facendo indossare vestitini carini della domenica che poi puntualmente vengano intrisi di polvere e fango.

È assurdo pensare che i bambini non debbano sporcasi, come anche gli studenti, non debbano muoversi dal banco per sei o più ore di fila.

Probabilmente molti di voi non hanno capito il senso della parola “bambino”.

Nella natura stessa del bambino c’è il desiderio di scoprire per imparare, e per quanto per voi possa essere importante, a lui di sporcarsi non interessa nulla.

Non sono contrario alle regole, come il fatto di andare a letto ad una certa ora, oppure di cercare di rispettare gli orari dei pasti, una certa routine fa bene ai bambini, di certo non ci siamo, se pretendiamo da loro di non sporcarsi o addirittura di non sudare.

Correre sta alla base della vita di un bambino, e per quanto ci sia il rischio che cada e si faccia male o si sporchi, è il duro prezzo che bisogna pagare per essere diventati genitori, e quindi non si può nemmeno evitare di sudare, altrimenti non sarebbero bambini, ma cani.

Usciamo dalla famiglia e andiamo a scuola.

Tutti seduti e tutti attenti, perchè?

Beh state sicuri che alcuni studenti la domanda se la pongono, ma altri no.

Lo studente definito “modello”, è il bambino con un temperamento tranquillo, a cui piace ascoltare le informazioni durante la spiegazione e riesce con facilità a memorizzare un gran numero di nozioni. Ma non dovete pensare che questo bambino è un bravo per studente per sua scelta, questo bambino è stato molto fortunato, perché ha trovato nella scuola un contesto adatto per il suo modo di essere.

Come facciamo con i bambini con un temperamento vivace?

Partiamo dal presupposto che essere “vivace” non è qualcosa di negativo, ma semplicemente un modo di essere.

Questi bambini non apprezzano stare fermi e seduti per ore, ma preferiscono muoversi e fare giochi manuali.

Il bambino vivace, non è un cattivo studente, e non è da meno rispetto al compagno diligente, semplicemente è stato sfortunato, perché a scuola non è previsto un tipo di attività che sia di tipo esperienziale e motorio, come preferibile per sua natura.

Se ve la state prendendo con vostro figlio perché non sta attento alla lezione, perché non ottiene buoni risultati a scuola, smettetela subito perché state negando il senso del suo modo di essere e quindi della sua esistenza.

Non si può incolpare un bambino per ciò di cui non è colpevole.

La grande differenza tra studente modello e studente “difficile”, nasce dall’esigenza della scuola e dell’insegnante di lavorare bene e tranquilli, ma è ovvio e scontato che lavorare con altri essere umani non è una routine come timbrare delle fotocopie, si tratta di un lavoro ben più complesso che comprende la biodiversità interindividuale.

Se continuiamo a lavorare solo per gli studenti modello, mi sembra inutile che gli altri bambini vengano a scuola, perché altrimenti sarebbero destinati ad accettare il fatto di essere persone scomode, e quindi difficili e quindi da tenere ai margini.

Sono sicuro che vivacità, senso critico e anticonformismo siano delle qualità alla base della democrazia, quindi prima di giudicare, chiedetevi chi saranno un giorno quei bambini, senza dare nulla per scontato.

Da dove nasce il concetto di studente modello?

Dall’idea dell’adulto che esista un modo preferenziale di essere studenti, bambini e ragazzi senza curarsi affatto di ciò che sono veramente.

Benny fera
Autore e Psicologo

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Gli insegnanti non riconoscono i DSA

Oggi parliamo dei casi limite, i DSA difficili da riconoscere

È successo anche a te come genitore di sentirti frustrato per non aver scoperto prima la dislessia di tuo figlio.

Come genitore ti sei sentito inefficiente ed hai subito riversato la colpa sulla scuola e sugli insegnanti. Continua a leggere “Gli insegnanti non riconoscono i DSA”

La scuola non aiuta lo sviluppo della creatività tipica dei DSA

Come posso aiutare mio figlio dislessico con la scuola?

La domanda che spesso mi viene fatta dai genitori è: “…. allora come posso aiutare mio figlio?” Purtroppo la scuola non è il posto dove può svilupparsi una mente creativa. Nella scuola di oggi si utilizzano metodi basati su apprendimento meccanico di nozioni e memorizzazione di procedure. Il grande problema dei dislessici è che la loro mente non è fatta per introdurre contenuti, ma per tirarli fuori completamente nuovi. La capacità visiva della mente DSA gli consente di immaginare, quel processo che a scuola viene chiamato “distrazione”. In realtà l’immaginazione è un vero e proprio processo creativo che consente alla mente di esplorare mondi nuovi e costruire nuove e diversificate realtà. Per questo si parla di bambini intelligenti che non sanno leggere. Perché pur avendo delle spiccate capacità di:
  • problem solving
  • pensiero trasversale
  • creatività
  • immaginazione
Hanno difficoltà nella memorizzazione di concetti astratti come:
  • lettere
  • numeri
  • tutte le parole che non hanno un corrispettivo in immagini
Le potenzialità di una mente creativa nelle scuole di oggi non vengono sfruttate. É ovvio che se nelle scuole di oggi ci fosse spazio per il processo creativo, per il libero pensiero, senza insegnamenti precostituiti, non arriverei mai a dire che per un bambino DSA è meglio la vita fuori dalla scuola. Conosci l’educazione parentale? clicca qui per saperne di più Hai letto “la scuola dei miei sogni?” lo trovi su Amazon clicca qui

Benny Fera Psicologo dislessico e Autore Servizio di formazione e sensibilizzazione DSA Il bambino dimenticato Come viviere da dislessico La scuola dei miei sogni Dislessia: quale scuola? Ti ho lasciato un bacio in stazione Benny fuori classe

La paura del colloquio insegnanti genitori

La testimonianza di un ragazzo DSA nel girono dei colloqui con gli insegnanti.

Il film si intitola: “Colloquio insegnanti-genitori”

Genere: horror

Attori principali: insegnati e genitori

Ambientazione: casa e scuola

Il terrore iniziava esattamente nel momento in cui gli insegnanti annunciavano il giorno dei colloqui.

Attraverso un avviso sul diario da riportare in classe, firmato dai genitori.

Già nella mia mente iniziava la preoccupazione.

Pensavo a come nasconderlo ai miei.

Nascondere il diario?

Strappare la pagina?

Sperare che i genitori non si accorgessero dell’avviso sul diario?

Far finta di essermene dimenticato?

Ma poi in classe ti chiedono di vedere l’avviso firmato…

Così alla fine, preso dai sensi di colpa, prendevo la saggia masochistica decisione, di far leggere l’avviso ai miei.

Non mi restava altro che non pensarci più…

Quando il giorno del colloquio arrivava, ero in ansia tutto il giorno.

Sapevo che appena tornavano i miei genitori a casa, sarebbe stato il terrore, le minacce, i ricatti…

Le facce dei miei genitori quando rientravano dal colloquio, erano sempre ombrose, deluse, arrabbiate!

Non accettavano il fatto di sentire quelle brutte notizie dagli insegnanti!

Se ne vergognavano.

Cattiva condotta e cattivi risultati nella didattica.

La mia faccia era terrorizzata, pronto a scrutare nel volto dei miei genitori, qualche feedback sui risultati dell’incontro.

Mio padre quasi subito mi evitava e con fare severo mi diceva “domani facciamo i conti”

Anche lui probabilmente aveva bisogno di tempo per riflettere sul da farsi.

Io sapevo che avrei passato una notte in bianco, avvolto nella paura.

Mia madre era più preoccupata per la reazione di mio padre, e mi riservava la solita predica ansiosa “Datti una regolata! Studia! Tua padre è veramente arrabbiato”

Nei giorni a seguire venivano prese le solite decisioni sotto forma di ricatto, di togliermi le poche cose a cui tenevo se non avessi studiato di più….

Tutta la famiglia risentiva dei miei problemi scolastici, perché l’aria di terrore si respirava in tutta la casa e anche oltre.

Non voglio aggiungere altro....riflettete!

 

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