Gli insegnanti non riconoscono i DSA

Oggi parliamo dei casi limite, i DSA difficili da riconoscere

È successo anche a te come genitore di sentirti frustrato per non aver scoperto prima la dislessia di tuo figlio.

Come genitore ti sei sentito inefficiente ed hai subito riversato la colpa sulla scuola e sugli insegnanti.

Vorrei oggi spendere qualche parola a proposito del riconoscimento dei bambini con DSA in classe.

Prendiamo in analisi diversi casi che possono accadere per un mancato riconoscimento di disturbi di apprendimento.

L’esempio più immediato è quello dell’insegnante ignorante. Ci sono ancora, purtroppo, molti insegnanti che non hanno mai sentito parlare di dislessia e DSA, per loro è un mondo ignoto e continuano ad etichettare l’alunno come svogliato o asino.

Questo è un caso semplicistico ma complesso, in quanto non riconoscere un disturbo di apprendimento compromette la salute psicofisica dell’alunno, ci rimette solo lui.

Sono rari i casi in cui il genitore si accorge che suo figlio “è intelligente ma non riesce” ed inizia ad informarsi da solo sulle possibili cause dell’andamento scolastico negativo del proprio figlio.

Spesso invece, causa indolenza dei genitori, si va avanti semplicemente esortando il figlio a studiare di più senza voler approfondire le cause delle difficoltà.

Prendiamo un altro caso. Le insegnanti che sono ben informate sui Disturbi Specifici di Apprendimento, ma ne ignorano di proposito l’esistenza. Di solito sono insegnanti con anni di esperienza profondamente convinte che il loro metodo è infallibile e non vorrebbero cambiarlo nemmeno a cannonate.

Questo tipo di insegnante pur riconoscendo le difficoltà dell’alunno, continua imperterrita ed in buona fede (si spera) a perpetrare il suo metodo. Assicura anche i genitori che non devono preoccuparsi di nulla perché il suo metodo di insegnamento aiuterà il figlio a migliorare. In conclusione l’alunno continuerà a soffrire e a sentirsi a disagio.

In questo caso il difficile sarà convincere l’insegnante ad usare i metodi compensativi e dispensativi. I genitori dovranno armarsi di molta pazienza e fare di tutto perché si arrivi al rispetto della legge 170.

Ci sono casi in cui sono i genitori stessi a non voler aiutare il figlio, non vogliono riconoscere le sue difficoltà e si oppongono con forza a qualsiasi diagnosi o aiuto perché sono spaventati dall’idea di avere un figlio malato (come sappiamo la Dislessia non è una malattia). In questo caso può succedere che l’insegnante si accorge della difficoltà dell’alunno ed esorta i genitori a fare un controllo, senza nessuna risposta da parte loro.

Escludendo tutti i casi precedenti, veniamo al caso più interessante.

Esistono casi in cui è davvero difficile riconoscere il DSA, pur avendo intorno persone competenti, la difficoltà non viene riconosciuta perché di grado lieve.

Se un alunno in classe legge lentissimo e confonde le lettere, non è difficile riconoscere una dislessia.

Ci sono casi in cui l’alunno legge correttamente, riesce ad eseguire i calcoli in maniera meccanica, la sua scrittura è accettabile e fa qualche errore ogni tanto.

In questi casi limite, non è facile ne per l’insegnante ne per i genitori capire di cosa si tratta.

Di solito si esorta l’alunno ad impegnarsi di più, e si vede procedere il bambino in maniera discreta per tutti gli anni scolastici. Il classico alunno che se la cava ma con un grande potenziale.

Per quanto riguarda i Disturbi Specifici di Apprendimento abbiamo un ampissimo ventaglio di varianti del disturbo. Proprio perché non è una malattia non possiamo parlare di sintomi distinti, ma si parla di caratteristiche.

In questi casi limiti è molto importante guardare la comprensione:

  • Legge bene, ma comprende il contenuto?
  • fa i calcoli ed impara le formule a memoria, ma ne capisce il senso?
  • Scrive bene e fa pochi errori, ma cosa succede dopo un’ora di scrittura continuativa?

Vi assicuro che questi casi limite sono molto più numerosi dei casi conclamati, e non è per niente facile accorgersi delle difficoltà. In questi casi è inutile prendersela con gli insegnanti perché comunque svolgono un mestiere diverso da quello di un addetto ai lavori (psicologo, logopedista)

Come genitore puoi renderti conto che tuo figlio, pur andando bene a scuola, non si sente soddisfatto, non è contento dei sui risultati. Risulta avversivo alla scuola. sono segnali di allarme per cui è meglio rivolgersi ad uno psicologo specializzato in disturbi a apprendimento. 

Per qualsiasi domanda puoi contattarmi compilando il modulo qui sotto:

 

 

 

Benny Fera
Psicologo e autore

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