L’angolo di mamma Bettina #4: La bilancia

La bilancia pesa e misura … Un esempio del potenziale dislessico

C. e mamma Bettina, un esempio da seguire…

Più vado avanti con le storie di mamma Bettina, più mi rendo conto di essere fortunato ad averla conosciuta.

Sono onorato di poter condividere le sue storie.

Questa storia vi lascerà a bocca aperta

Buona lettura 🙂

La Bilancia

Ci sono stati da poco i colloqui. C. è in 4 elementare.

Una mamma premurosa fuori dalla scuola si avvicina e mi chiede come è andata, poi senza attendere la risposta prosegue nel suo monologo, riferendosi a C. “Poverina… lei è dislessica!”.

Poverina ci sarà sua figlia, che si ritrova una madre come lei. Lo penso ma non lo dico; dico invece che se vuole suo figlio qualche volta può venire a fare i compiti pomeridiani a casa con C., così impara un nuovo metodo di studio che male non gli fa.

Dopo qualche giorno C. ha la sua rivincita.

La maestra di matematica che fa anche geometria porta in classe tante piccole figure geometriche, cerchio, quadrato, triangolo etc. tutte ritagliate dallo stesso cartoncino. Hanno varie grandezze. Le consegna ad ogni alunno e chiede di trovare quale figura ha la superficie più grande.  Nel quaderno devono trovare il modo di calcolare la superficie misurando i cartoncini ed applicando le formule corrette. La procedura va registrata sul quaderno. E’ un lavoro da svolgere in classe, tenendo conto delle varie soluzioni e delle varie regole geometriche.

  1. non sa come procedere con le formule, tiene in mano i cartoncini per un bel po’ mentre i suoi compagni stanno già fornendo le prime risposte. C. si rigira le figure tra le mani, le tocca, le osserva e poi esplode la sua voce: Si pesano!

I compagni ridono, sghignazzano precisamente. La maestra invece rimane a bocca aperta. Manda C. a prendere la bilancia di precisione dal custode. Chiama C. alla cattedra e la invita a pesare le figure. Tutti registrano il peso sul quaderno e si arriva alla conclusione che è il rettangolo ad avere la superficie più grande.

Poi la maestra fa scrivere a tutti i compagni, compresa C.:

“La soluzione più originale e veloce è stata quella trovata da C. di pesare le figure.

Essendo fatte dello stesso materiale, la soluzione si può applicare”.

I compagni restano stupefatti. Ora non ridono più. Certo loro non potevano trovare questa soluzione, l’argomento del PESO (mg/gr/…Kg) non è stato ancora affrontato in classe, sul quaderno non ci sono le spiegazioni.

Ma come ha fatto C. ?

Ha fatto un giro enorme con la sua mente, teneva i cartoncini in mano, li “SENTIVA” e ha messo in relazione tutto quello che era a sua conoscenza per risolvere il problema. Nella sua conoscenza c’era la bilancia di casa usata una volta a settimana per fare la torta del week-end. C. ama fare le torte.

Quando ho visto scritto sul quaderno quelle poche righe, ho immaginato la faccia di quella mamma mentre pronunciava la parola “poverina!”.

Risultato dell’esperimento in classe:

Torta del weekend  batte Formule di geometria…. 10 a 0!

(….segue)

Questo è quello che succede quando un cervello DSA viene usato in maniera libera e consapevole.

Molto del merito va a Bettina, che ha riconosciuto ed ha dato fiducia alle potenzialità di sua figlia

Altrettanto del merito va a sua figlia C. che è riuscita a mettere in pratica le sue doti.

Mi viene in mente quando io a scuola ero totalmente inibito, anche se avevo delle idee, non le esprimevo mai per la paura di sembrare stupido. Una paura che si è radicata in me attraverso il giudizio degli adulti.

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“una ragazza come me” di Sara Tricoli

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DSA: Cosa succede quando si concentra tutta l’attenzione sulla prestazione?

il mantra che ha intossicato la mia vita

Molti di voi penseranno: “se studi, ottieni buoni voti”.

Non è cosi nei Disturbi di apprendimento, una caratteristica che ti mette ostacoli e paletti verso l’apprendimento di nozioni astratte.

La mente del dislessico ragiona ad immagini, e tutto ciò che non si può immaginare diventa un ostacolo per la mente.

Un altro stereotipo potrebbe essere: “se ce la faccio io, ce la fai anche tu“.

Concetto più che mai errato, perché ognuno è diverso, ed ognuno apprende a modo suo.

Spesso per chi è dislessico la scuola sembra un mondo alieno.

Ad un occhio poco esperto potrebbe sembrare che i DSA sono:

  • svogliati:
  • distratti;
  • pigri;
  • sognatori
  • vivaci

La parola “studia” è stata l’ossessione della mia vita.

Rabbia e frustrazione hanno condito le mie giornate

Ero rassegnato all’idea di essere un testone.

Passavo tutto il pomeriggio a ripetizioni.

Cosi almeno i miei genitori erano più tranquilli

In casa mia era difficile essere sereni, perché il mio problema causava una reazione a catena su tutta la famiglia, familiari ed amici di famiglia.

Spesso ero al centro dell’attenzione togliendo spazio ai miei fratelli.

Contro la mia volontà si creava una circolo vizioso in tutta la famiglia

Anche i miei parenti lontani sapevano della mia situazione e non perdevano tempo per redarguirmi anche loro: “studia Benedetto, non fare arrabbiare mamma e papà”.

STOP ALLE REAZIONI A CATENA

Immaginate voi il peso che deve portare addosso un bambino per tanti anni.

Non sapete quanto ho desiderato da bambino vedere i miei genitori felici ed orgogliosi di me.

Diventa di vitale importanza per un figlio ricevere l’approvazione dei genitore, questo è ovvio, ma spesso questo obiettivo si perde di vista per fare spazio ad altri di molto meno valore.

Si bada troppo alle apparenze, “mio figlio deve essere un bravo studente, altrimenti che immagine darà la nostra famiglia!”

Questo malessere quotidiano mi ha portato inesorabilmente a vivere un’adolescenza infelice, piena di difficoltà.

Con l’andar del tempo sono diventato oppositivo e fuori dagli schemi.

Nessuno delle persone che mi stava intorno aveva una spiegazione plausibile alle mie difficoltà, perché della dislessia non se ne sentiva parlare, quindi ho dovuto subire.

Ma oggi colgo l’occasione per mandare un messaggio ai genitori:

“fino a quando non ACCETTATE la diversità di vostro figlio, gli farete solo del male. Inutile insistere con le maniere classiche di studio, bisogna cambiare strategie ed avere pazienza, perché i risultati arriveranno.

Ricordate che un figlio, ha come primo alleato i genitori, ha bisogno della vostra fiducia”

Ho raccolto tutta la mia testimonianza nel libro: IL BAMBINO DIMENTICATO

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Benny Fera
Psicologo dislessico e Autore

Il bambino dimenticato
Come viviere da dislessico
La scuola dei miei sogni
Dislessia: quale scuola?
Ti ho lasciato un bacio in stazione
Benny fuori classe