Torture DSA

Un giorno le chiameremo torture!

Resto sgomento davanti alla mole di manipolazioni che vengono svolte sui bambini con DSA. Questi poveri ragazzi non hanno pace, e sembra che bisogna fare di tutto per renderli dei normolettori. Non posso fare a meno di prendere nota di quello che stiamo oggi facendo a questi bambini. Sembra una corsa ansiosa e compulsiva verso una “soluzione”. Ma di quale soluzione parliamo? La dislessia è solo una caratteristica, non è qualcosa da modificare. Lo sappiamo tutti ormai, eppure continuiamo a voler cambiare i bambini e non i metodi scolastici obsoleti. Di seguito vi riporto una lista di trattamenti che i DSA potrebbero subire:
  • Elettrostimolazione Attraverso la stimolazione cerebrale non invasiva è possibile migliorare le capacità di lettura dei bambini in tempi molto ridotti. La tecnica è stata sperimentata dai ricercatori di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in collaborazione con il Laboratorio di Stimolazione Cerebrale della Fondazione Santa Lucia. E’ la prima volta che si tenta questa strada per i pazienti affetti da questo disturbo. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Restorative, Neurology and Neuroscience.
  • Stimolazione acustica Uno strumento complementare ad una cura terapeutica o pedagogica. Esso consente di moltiplicare i risultati ottenuti, e quindi di ridurre significativamente la durata di un accompagnamento medico tradizionale. Lo possiamo utilizzare a qualsiasi età della vita (infanzia, età adulta, maturità) sia per lo sviluppo personale sia per contrastare disturbi di apprendimento.
  • Stimolazione visiva L’Optometria trova applicazione, da diversi decenni, nel trattamento dei disturbi dell’apprendimento, occupandosi dei disordini visivi connessi e, in accordo con le figure professionali che tradizionalmente si interessano di apprendimento, l’optometrista fornisce un valido contributo valutativo e rieducativo.
  • Trattamenti riabilitativi Attività di potenziamento specifiche nelle abilità di scrittura, lettura, scrittura e calcolo.
Mi chiedo perché cambiare ciò che madre natura ci ha donato! Perché curiamo la dislessia come se fosse una malattia … Forse perché dobbiamo essere tutti uguali? I bambini si fidano degli adulti! Lasciamo liberi i bambini di esprimere la loro vera natura. La repressione porta all’odio, alla rabbia. Sono fortemente convinto che rimpiangeremo quello che oggi stiamo facendo ai bambini. Noi adulti siamo degli essere inconsapevoli con la brama delle perfezione, e poi alla fine non ci accorgiamo di essere noi stessi incompleti e cerchiamo la perfezione nei nostri figli. Un giorno le chiameremo torture! Benny Fera Psicologo dislessico e Autore Servizio di formazione e sensibilizzazione DSA Il bambino dimenticato Come viviere da dislessico La scuola dei miei sogni Dislessia: quale scuola? Ti ho lasciato un bacio in stazione Benny fuori classe

Tutta un’altra scuola

Un esempio di scuola dalla parte dei giovani.

Stupendo incontro sulla libertà scolastica tenutosi a Faenza dal nome tutta un’altra scuola.

Il mio cammino sta prendendo la forma che desideravo.

Ho scoperto che esistono persone che, come me, lavorano su una nuova scuola.

Il tema centrale di tutti i relatori è stata la vita.

Di come l’educazione dovrebbe partire dalle esigenze dei ragazzi.

Di come si dovrebbe coltivare le naturali propensioni dei giovani.

Tra i tanti relatori dell’incontro, vorrei parlarvi di due in particolare:

Andrea ha viaggiato molto ed ha conosciuto personalmente la buona scuola nel mondo.

Andrea sostiene la manualità nelle scuole attraverso l’arte della ceramica, sostiene l’assecondare le propensioni dei giovani senza imposizioni.

Con lui c’è stato molto feeling e ci siamo accordati per una mia collaborazione in alcuni dei suoi progetti rivolti ai bambini.

Sono felicissimo di aver conosciuto Andrea, perché insieme avremo maggiore voce per diffondere il verbo della scuola libera.

Di Maria ho potuto apprezzare la passione e la tenacia.

Con tanta buona volontà ha cambiato le solite e noiose pratiche della scuola statale.

La sua scuola è diventata un esempio europeo di buona scuola.

Pensate, nella scuola i ragazzi gestiscono un orto.

È riuscita a sensibilizzare i giovani al rispetto della natura.

Ha raccolto gli oli esausti della sua scuola, ed hanno trasformato un prodotto ormai inutile in saponette.

Penso che la manualità rientra al primo posto nello sviluppo cognitivo.

Ho capito che questo percorso verso una buona scuola è possibile. 

Personalmente cercherò di risvegliare nelle persone un senso civico, ormai assopito da tanto tempo.

alla prossima

Benny

L’angolo di mamma Bettina #3: “la voglia”

C’è veramente da divertirsi con le storie di C. e mamma Bettina.

Il racconto che segue mi ha riportato indietro nel tempo, alle mie difficoltà ed al mio modo di affrontare la scuola.

Buona lettura 🙂

La voglia.

Ho incontrato un’altra mamma. Mi racconta che suo figlio è vero che è dislessico, ma il suo problema è che NON HA VOGLIA di studiare.

Anche questo è un genitore che non SA cosa è la dislessia.

Quando incontro questo tipo di genitori, mi rattristo per i loro figli.

Ma cos’è questa voglia? Come si fa ad averla? Dove si va a prenderla?

  • scrive un tema. Non si contano gli errori di ortografia, le omissioni. La suddivisione delle sillabe è un optional. Non si dovrebbe andare a capo sul rigo in questo modo: interruz-

-ione.  C. però ci va.

Il contenuto è ricco di riflessioni, conclusioni personalizzate e riferimenti alla realtà delle cose.

La maestra dice che c’è da lavorare tantissimo. C. deve concentrarsi sulla scrittura, cercare di correggersi e diminuire gli errori perché quando vuole lo sa fare.

A casa ci alleniamo. C. mi dice che non ha voglia di scrivere.

“Proviamo!”, rispondo.

Inizia a scrivere cosa ha fatto il finesettimana, stando molto attenta a mettere bene insieme le lettere, poi le parole, poi i verbi.

“Questo week end sono stata a casa!”. FINE

Mi viene da ridere a crepapelle, perché non è vero. C. è uscita con degli amici ed è andata al parco a giocare a pallone. “Tutto qui?”, chiedo.

“Sì…”, dice lei, “…se scrivo tutto quello che ho fatto non posso controllare gli errori.”.

E’ per questo che non hai voglia?

  • fa una faccia strana, ci pensa e risponde di sì. “Sì, devo stare attenta a troppe cose e mi passa di mente quello che voglio dire”.

Allora dico a C. di scrivere come le pare, di raccontare e di non stare dietro alle parole.

  • fa un testo di due pagine scritte a mano. “Descrive il tempo, che c’era il sole, descrive gli amici con cui è uscita, descrive la partita di pallone, che avevano sete e racconta anche dell’acqua fresca che usciva dalla fontana. Conclude che gli amici sono importanti e che correre all’aria aperta fa bene.”

Questo sì che è un bel tema! C. batte le mani dalla felicità. Lo fa spesso quando è contenta.  Suggerisco a C. di tenere fede al contenuto e non alla forma. Meglio un contenuto ricco e interessante che una bella forma e un contenuto vuoto, misero, senza senso.

Il giorno dopo in classe quando la maestra chiede: “Chi ha voglia di venire a scrivere alla lavagna?” C. alza la mano (non lo aveva mai fatto) e va a scrivere. Le viene dettato un testo. C. scrive con il suo modo. Alcuni compagni si lamentano e sostengono che C. non è capace di scrivere.

Si volta e risponde loro: “Il problema è vostro che non sapete leggere quello che io scrivo. Fatevi venire la voglia!”.

(…segue)

Vi faccio una domanda:

Quanto è importante che i genitori sappiano cos’è la dislessia?

Quando avremo dei genitori consapevoli, avremo anche dei figli più sicuri in grado di rispondere come C. : “fatevi venire la voglia!

Un grande saluto a Bettina

Clicca qui per leggere il racconto n. 4

Benny

Una testimonianza di Homeschooling

Che cos’è l’homeschooling? ce lo facciao spiegare da Marta, una mamma che ha scelto l’educazione parentale.

L’homeschooling è un’ottima alternativa alla scuola pubblica.

Ho conosciuto Marta attraverso la mia pagina facebook io e la dislessia.

Sono completamente orientato verso un nuovo tipo di scuola.

Una scuola che segua le naturali tendenze dei bambini.

Di seguito Marta ha scritto un piccolo articolo sulla sua esperienza di homeschooling.

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Nel mondo dell’apprendimento è iniziato un cambiamento lento ma molto efficace, che permette agli alunni di assolvere l’obbligo di istruzione direttamente da casa, imparando in un ambiente famigliare e rispettoso dei ritmi dei ragazzi.
L’homeschooling è prima di tutto uno stile di vita: i genitori non delegano l’istruzione dei propri figli a terzi ma ne sono partecipi in prima persona senza limiti di tempo (fino all’Università).
Ognuno si gestisce come preferisce, c’è chi segue il programma ministeriale, chi se ne crea uno proprio e chi lascia che siano i bambini ad indirizzare l’apprendimento in base ai propri interessi. Non esistono obblighi di esami a fine anno, a meno che non si intenda far rientrare l’alunno nel circuito scolastico.

L’errore di giudizio che spesso commette chi non conosce questa realtà è credere che chi pratica l’educazione parentale non si muova mai da casa, trascorra le ore con la testa piegata sui libri e non abbia occasioni per socializzare. In realtà le cose sono molto diverse. La nostra prima fonte di apprendimento è il Mondo, la Natura, tutto quello che sta fuori alle quattro mura scolastiche, dove invece si viene addestrati ad essere omologati e conformati ad una struttura sociale senz’anima. Le esperienze di quasi tutti i bambini scolarizzati che frequentiamo sono simili tra loro: in classe non si può parlare, si risponde solo se interpellati, se si cerca di fare lavoro di gruppo e magari suggerire agli amici, si rischia una punizione o la nota nel libretto scolastico, bisogna chiedere per andare in bagno, si mangia solo quando c’è la ricreazione (che tra l’altro dura pochissimo e non permette chissà quale socializzazione). Non parliamo poi dei compiti per casa, che tolgono tempo al gioco, allo sport, alle proprie passioni e che penalizzano la famiglia durante l’anno scolastico e durante le vacanze. I bambini homeschoolers, per contro, sono liberi di esprimersi, imparano per loro stessi e non perchè siano obbligati a farlo. Le occasioni di socializzazione sono infinite, basta interagire con chiunque si trovi lungo il proprio cammino, che si tratti del commesso di un negozio o un gruppo di bambini trovati al parco giochi.
Esistono vari gruppi di giovani homeschoolers in ogni città italiana che organizzano eventi, gite didattiche, ritrovi periodici e feste.
Se qualcuno mi chiedesse quando mio figlio ha imparato a leggere e a scrivere non saprei dare una risposta. E’ stato un processo naturale, senza forzature, partendo dalla propria firma sui biglietti di auguri, passando per le letterine ai nonni o agli amici per finire a sette anni con la lettura di Pinocchio in due volumi nella versione originale. La matematica è un gioco divertente, si fanno delle partite di addizioni e sottrazioni sulla carta, con la roulette cinese, pesando i grammi della pastasciutta o semplicemente colorando un disegno nel quale ogni colore corrisponde alla somma o la sottrazione di due numeri.

Il mio bambino ha ricevuto il puzzle della Torre Eiffel per il compleanno. Si è appassionato così tanto che, senza forzature, ha studiato geografia cercando Parigi e la Francia nel mappamondo, ha torvato gli usi e i costumi; ha voluto che gli insegnassi il francese (oltre all’inglese che avevamo già iniziato); ha cercato in internet un documentario storico che parla della costruzione della Torre e ha appreso come veniva fuso l’acciaio per creare le travi.

Per chi desidera approfondire l’argomento i seguenti link saranno utilissimi:

Homeschooling

http://educazioneparentale.org/

ci sarà, inoltre, il ritrovo nazionale degli homeschoolers che si terrà il 17-18-19 giugno a Rimini, aperto a tutti www.s-cool.it:

Sono rimasto letteralmente affascinato dalla testimonianza di Marta.

Ciò che mi ha colpito di più è stato l’assecondare le naturali propensioni di suo figlio e mantenere un contatto diretto con la natura.

Non dimentichiamo che noi facciamo parte della natura, l’attrazione verso di essa è intrinseca all’essere umano.

Per approfondire clicca sul link => dislessia: quale scuola? manuale guida per genitori

Ciao

Benny e Marta

Una scuola diversa: Educazione libertaria

Spesso si pensa che la scuola pubblica sia l’unica soluzione per l’educazione dei figli, ma non è cosi ….

Il mio percorso di conoscenza su una scuola diversa continua. Sono interessato ad approfondire le “alternative” alla scuola statale. La mia curiosità, mi ha portato alla conoscenza dell’educazione libertaria. Si tratta di un tipo di educazione che io definirei “bambino-centrica“. Si parte dagli interessi dei ragazzi, chiedendo loro effettivamente cosa desiderano imparare. Ovviamente ci sono a disposizione tutti i corsi possibili:
  • storia
  • geografia
  • matematica
  • italiano
  • artigianato
  • recitazione
  • musica…..
Insomma ce n’è per tutti i generi.

per approfondire puoi leggere i ragazzi felici di summerhill

“Liberi di imparare” di F. Codello

guarda questo breve video summerhill

A questo punto sarà il bambino a scegliere a quali corsi partecipare, in base alle sue volontà. Non esistono le valutazioni! Questa scelta spaventa un po’ i genitori ed ha spaventato un po’ anche me. Però ho fatto una riflessione… … io ho frequentato le scuole per anni e anni, posso effettivamente quantificare il mio apprendimento scolastico pari all’1% di tutto quello che mi è stato proposto. Inoltre i miei voti sono stati sempre pessimi, e mi hanno portato a pensare di essere pessimo. Sono cresciuto timido e introverso, con la continua paura di sbagliare ed essere “valutato”. Posso solo immaginare cosa sarei riuscito ad essere se solo fossi stato “libero” di scegliere. La convinzione degli adulti è che i bambini non siano in grado di compiere delle scelte. Tutt’altro, i bambini sanno perfettamente cosa vogliono, ma vengono inibiti a scuola, dove esprimere le proprie idee è considerato un errore, fuori dagli schemi. Ho intenzione di andare avanti, voglio continuare a studiare per capirci di più e alla fine tirare le somme su quale, secondo me, è il miglior modo di educare e quindi di apprendere. “L’educazione, è molto più del semplice apprendimento, è una scelta di vita.” “La libertà crea la felicità, la repressione crea violenza.” A presto Benny Fera Psicologo dislessico e autore Servizio di formazione e sensibilizzazione DSA Il bambino dimenticato Come viviere da dislessico La scuola dei miei sogni Dislessia: quale scuola? Ti ho lasciato un bacio in stazione Benny fuori classe

L’angolo di mamma Bettina #2: “l’odore”

Siamo arrivati al secondo racconto di mamma Bettina.

Le storie di C. non finiscono di sorprendermi.

E la tenacia e la sicurezza di Bettina mi trasmettono forza.

Se non hai letto la prima parte ti lascio il link qui:

L’angolo di mamma Bettina #1

Vi lascio al secondo dei suoi racconti.

L’odore

Parte 2.

Ogni cosa ha un odore.

La mamma di una ragazzina dislessica è venuta a trovarmi. Vuole parlare con un’altra mamma che abbia una figlia dislessica.

Io sono una mamma. C., è dislessica.

Io e C. facciamo al caso suo.

Mi dice:

-Prima o dopo passa però…

-Passa che?

-La dislessia, dice lei.

-La dislessia non è mica un raffreddore!

Non è una malattia e dovremmo averlo capito almeno noi che siamo i genitori.

Non voglio che a  C. passi.

Desidero che lei rimanga aperta a infinite soluzioni, non mi interessa se a mente non sa fare 100 – 2 perché le sequenze all’incontrario sono per lei un ostacolo.

100-2 può farlo una calcolatrice.

A me interessa che sappia osservare con minuziosa attenzione quello che la circonda, che sappia trarre insegnamento dalla natura, dalle parole ascoltate attraverso la voce di altri, che il suo pensiero IMMAGINI con velocità ogni cosa a lei interessi.

Cerco una parola adatta a definire questa mamma: preoccupata… ansiosa… rassegnata. Limitata!  è una persona limitata, prima.

E’ anche una madre limitata, dopo.

Non capisce che sua figlia ha un pensiero divergente, non ha compreso che le parole scritte sono una invenzione dell’uomo. Tanti linguaggi=tante invenzioni.

Vediamo se regge il colpo…

-Forse, un giorno un dislessico inventerà un linguaggio scritto comprensibile a tutti.

Credo che per farlo userà le immagini. E terrà conto anche dei non vedenti.

Magari inventerà delle immagini tridimensionali, identificabili al tatto, e perché no al suono.

La mamma in questione mi guarda e crede che io sia pazza.

Io invece non sono mai stata così seria in tutta la mia vita.

  1. entra nella stanza, sorride e dice: “Mamma, lo sapevo che c’era la signora ROSSI. Ho sentito il suo odore mentre salivo le scale!”.

La signora è diventata rossa in viso, crede di emanare un odore terrificante, di sudore o non so che. La voglio rassicurare, non ha niente che non vada. Ma lei come me, come le cose viventi e non solo,  emaniamo un odore, ognuno il proprio.

  1. può sentire quegli odori e associarli al proprietario.

-Hai visto che la dislessia non è un raffreddore? Sennò col cavolo che si sentono gli odori.

Alla signora gira la testa. E’ appena salita sulla giostra!

giostra.png

(……….segue)

Clicca qui per leggere il racconto n. 3

L’occhio della mente di Ron Davis

Sto leggendo il libro “il dono della dislessia” di Ronald Davis

Ron Davis è #dislessico.
Ha capitò perché i #dislessici hanno #difficoltà con le materie #scolastiche.
Si tratta di uno spostamento sistematico dell’occhio della mente.
Che cos’è l’#occhio della #mente?
vediamolo nel #video

seguimi anche su facebook: io e la dislessia

L’angolo di mamma Bettina #1: “il CD e la pizza”

“Se hai un figlio dislessico sei davanti ad un modo straordinario di ragionare.
Se non perdi parte del tuo tempo a capire cosa è la dislessia, neghi a tuo figlio la possibilità di esprimere se stesso e le proprie capacità anche geniali.”

Vi presento mamma Bettina,

Bettina si è presentata a me attraverso la pagina facebook io e la dislessia.

La prima cosa che ho pensato è stata: “finalmente una mamma con gli attributi!”

È molto informata sulla dislessia, e attraverso sua figlia ha scoperto un mondo.

Ho potuto imparare molte cose da lei, perchè si sa, i genitori sono in prima linea nella vita di un bambino dislessico.

Ma è necessario che siano genitori CONSAPEVOLI di cosa sia la dislessia, e questo è il caso di Bettina.

Vorrebbe condividere le sue storie in più puntate.

Quindi vi lascio alla prima della serie 🙂

Buon divertimento

Se hai un figlio dislessico sei davanti ad un modo straordinario di ragionare.

Se non perdi parte del tuo tempo a capire cosa è la dislessia, neghi a tuo figlio la possibilità di esprimere se stesso e le proprie capacità anche geniali.

Se ti senti infelice perché hai un figlio dislessico, non meriti di avere al tuo fianco tanta intelligenza.

(B.B.)

IL CD e la PIZZA

  1. è sempre stata brillante in tutto. All’età di sei anni coniugava in maniera perfetta tutti i verbi che di solito i bambini storpiano. C. cantava, ballava, rideva e non ha mai disdegnato nei suoi giochi il pallone e le macchinine del fratello. C. poliedrica, interessata alla natura, ai suoni e ai ritmi. A sette anni non scriveva correttamente; troppi errori nei suoi temi, le stesse parole scritte in almeno 5 modi differenti (autotrasportatore= autosporare= autosportore=attosortatore….). Per calcolare usava le dita. La lettura dell’orologio era un mistero; le sequenze di stagioni, mesi sul calendario erano un muro invalicabile. C. detestava i compiti di scuola.

Aveva una passione smisurata per i libri di narrativa presi dalla biblioteca. C. amava passare ore in biblioteca, io la accompagnavo, guardava, sfogliava, sceglieva un libro e lo portava a casa. Iniziava a leggerlo. Dopo qualche giorno mi diceva che quel libro non andava bene per lei. E tutto si ripeteva come la prima volta. Decine di visite alla biblioteca.

  1. cercava da sola all’età di 6 anni un libro che avesse qualcosa di speciale, un tipo di carattere e di impostazione che andasse bene per lei. Non lo trovava.

Feci il mio primo viaggio in classe dalle insegnanti quando C. aveva circa 7 anni per dire che non era possibile che C. scrivesse a quel modo, doveva esserci una ragione. La risposta era sempre la solita: “è intelligente, molto, ma deve lavorare di più. Leggere un testo almeno 10 volte, studiare nel doposcuola le tabelline”. E così iniziarono le X sui libri, una X per ogni volta che C. leggeva un brano. Iniziarono le schede di recupero per le tabelline, da fare a casa. C. faceva molta fatica e odiava quelle schede. Le odiavo anche io. Le maestre cominciarono ad odiare l’atteggiamento di C.

Problema 1. Calcola l’area del CD, conoscendo il raggio.

Una bella immagine di un CD e del suo raggio era disegnata nel libro di geometria.

  1. non svolge il compito e dice che non si può fare.

L’insegnante ride e chiede perché.

  1. risponde che manca un dato. Il comando non specifica di quale cerchio si deve calcolare l’area. Il CD contiene 2 cerchi, quello esterno e il buco nel mezzo. Anche quello è un cerchio dello stesso CD.

Voto 5.

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Problema 2. L’ immagine di una pizza sul libro di matematica. Frazioni. 1/5, 4/5, 3/5.

Scegli la frazione che consente di mangiare più pizza.

  1. sceglie 1/5. La maestra dice “è sbagliata!”. C. dice di no e spiega il perché.

“Dividere la pizza in tanti 1/5 permette di fare tante fette di pizza, di finirla tutta e di far mangiare più persone”. Voto. 5.

Fu davanti a questi due problemi che io pensai che C. aveva un altro modo di ragionare e pensai che questi ragionamenti non erano sbagliati, ma acuti e di grande intelligenza.

Feci due ricerche in internet e capii che C. poteva essere dislessica. I test successivi lo confermarono in pieno. Dislessia, discalculia, disortografia.

(segue…)

Clicca qui per il racconto numero 2

Benny e Bettina 😉

DSA: quando l’ansia diventa panico

Ansia, attacchi di panico e pensieri ossessivi sono causati da uno scorretto modo di vedere noi stessi.

Ansia, attacchi di panico e pensieri ossessivi sono causati da uno scorretto modo di vedere noi stessi.

A volte diamo troppa importanza al giudizio degli altri, fino ad attaccarcelo addosso come un’etichetta.

Questa etichetta fornisce alla nostra mente pensieri negativi che ci fanno sentire inadeguati procurandoci ansia.

L’ansia nel tempo si può trasformare in attacchi di panico.

Per me è stato il percorso scolastico a farmi diventare insicuro e ansioso.

La scuola elementare è stata un martirio:

  • difficoltà di lettura,
  • difficoltà nella scrittura,
  • difficoltà di calcolo,

Ricordo perfettamente quella sensazione di confusione

Era come un incubo dal quale non riuscivo a svegliarmi.

Mi chiedevo: “possibile che non ci capisco niente?”

Diventavo sempre più Timido, insicuro, timoroso e arrabbiato col mondo.

Diretta conseguenza degli insuccessi scolastici.

Mi sforzavo di iniziare con i migliori propositi, ma anche la scuola media è stato un insuccesso.

Mi sembrava che il mondo andasse più veloce di me.

Alle scuole superiori decisi di dare poco conto alla scuola e di dedicarmi alle relazioni sentimentali.

Almeno quelle davano un po’ di respiro alla mia autostima.

Certo non sono mancate le difficoltà scolastiche, infatti sono stato bocciato un anno.

La bocciatura è stato davvero un brutto momento, mi ricordo che nella famiglia si fece buio.

Nonostante tutto, ho scelto di continuare gli studi

Volevo dimostrare a chi mi stava intorno che avrei potuto farcela.

Dentro di me sapevo di avere delle difficoltà, non sapevo quali, per questo ho intrapreso gli studi di psicologia.

Ero molto ansioso!

L’ansia e la paura mi bloccavano, spesso non mi presentavo all’appello di esame.

Cercavo di scappare da una realtà che non era mia.

Gli attacchi di panico sono stati un’ovvia conseguenza della vita che facevo.

Niente della vita che stavo vivendo corrispondeva ai miei desideri.

Non sapevo più nemmeno quali fossero i miei desideri, tanto ero lontano da me stesso.

Se non lo fai consapevolmente, è il corpo stesso che si ribella!

“Dove stai andando!?”

Passai un brutto periodo di vero terrore:

  • Tachicardia
  • Suorazione
  • Iperventilazione
  • Vomito

Oltre ai sintomi psicologici:

  • paura di uscire di casa
  • paura di incontrare persone
  • paura di avere paura…

Mi curarono con i farmaci, che alleviarono i sintomi, ma non curarono il problema.

Grazie all’aiuto di uno psicoterapeuta riuscii a gestire questo problema.

Lasciai gli studi per un un pò per lavorare.

Il lavoro mi aiutò a credere in me stesso.

Mi rendevo conto per la prima volta di non essere stupido come mi avevano fatto credere.

Questa botta di autostima mi ha dato la carica per arrivare facilmente alla laurea.

Per chi decide di studiare oltre il diploma, consiglio di farlo solo se mossi da una grande passione, altrimenti diventa un inutile passatempo.

“Le conseguenze di una vita passata ad essere valutato male, ovviamente ti portano a valutarti male.”

“Si può cambiare, basta solo volerlo”

se vuoi conoscere tutta la mia storia, leggi la mia biografia Il bambino dimenticato .

Porta la testimonianza di Benny nella tua città clicca qui per saperne di più
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Benny Fera
psicologo dislessico e autore

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