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Dr. Fera Benedetto

Psicologo; Formatore, e Autore "il bambino dimenticato"

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Tag: psicologo

Odio la scuola

Il pensiero di un bambino dislessico

Ebbene lo ammetto, odio la scuola.

Ho ancora una ferita aperta che mi portò dentro da quando sono bambino. Continua a leggere “Odio la scuola”

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Avatar di SconosciutoAutore Benedetto FeraScritto il 12 gennaio 20188 luglio 2024Formato ImmagineCategorie consigli dislessiaTag apprendimento,creatività,disagio scolastico,dislessia,disturbi di apprendimento,dsa,Il bambino dimenticato,istruzione,odio,psicologo,scuola3 commenti su Odio la scuola

L’angolo di mamma Bettina: insieme si cambia

Una rubrica che mi ha affascinato e arricchito.

Mamma Bettina ha voluto trarre le conclusioni della sua rubrica.

Consigli per i genitori che vogliono entrare in questo affascinante mondo della Dislessia.

Buona lettura 🙂

Parliamo di noi.

Ho scoperto il blog di Benny (io e la dislessia) per caso su internet.

Leggendo un articolo sui dis-lessici che parlava del come il suffisso dis- avesse una valenza negativa e del come si fosse reso necessario per la scuola di ogni ordine e grado nel tentativo di inquadrare in una etichetta tutti gli alunni che in sé hanno un modo diverso di imparare perché hanno un modo diverso di ragionare.

Mi sono detta che era vero, l’avevo sempre pensato anche io.

Quel DIS- mi è sempre rimasto sulle scatole. Ho contattato direttamente Benny e ho parlato con lui.

Lui ha parlato con me. Sembra una banalità, ma non è così. Per capirsi occorre parlare in due e ascoltarsi.

Ci siamo scambiati opinioni e punti di vista e io ho espresso il mio: quello del genitore.

Sono fermamente convinta che è nell’ambito familiare, prima che scolastico, che il cambiamento deve avvenire. Un genitore che apprende da una diagnosi di avere un figlio dislessico deve assolutamente informarsi su cosa è la dislessia.

Deve capirne i meccanismi, studiarli se serve, fornire supporto al proprio figlio perché egli arrivi alla consapevolezza unica che egli possiede una neuro diversità, NON un deficit; che il suo pensiero viaggia a velocità supersonica, immagina, anche cose che ancora non esistono; che egli ha la capacità di mettere in relazione a “raggiera” e non a “piramide” tutte le informazioni della sua conoscenza in merito ad una nuova informazione, la verifica, la soppesa, ne trae conclusioni che a noi non dislessici (parlo per me) sono impossibili da concludere.

Sono la mamma di una ragazzina dislessica, che oggi ha 13 anni. Lei sa da quando aveva 6 anni di esserlo e io non ho mai pianto per questo. Anzi, ne sono stata orgogliosa. Sinceramente non capisco quei genitori che si disperano per questo; non capisco i padri che dicono “non hai voglia di studiare” ai figli dislessici; non capisco le madri che stanno zitte e in silenzio pensando che tanto non ne vale la pena, hanno un figlio con problemi.

Un figlio con problemi è un figlio che vive una condizione grave di salute, fisica o mentale, non destinata a migliorare. Un figlio con problemi è quello che vive in una condizione familiare penosa. Un figlio con problemi è quello che è stato abbandonato dai genitori.  Questo, almeno per me. Mi auguro per molti.

Un figlio dislessico non è un figlio con problemi perché NON ha problemi. Catalogare qualcuno che possiede un pensiero divergente con la parola PROBLEMI è scorretto.

Sminuente oltretutto di capacità molto alte.

Non dico questo perché sono madre, ma perché questa è la realtà delle cose e degli studi effettuati in materia anche scientifica. L’ignoranza fa molte vittime ma per superarla occorre la comprensione dei fatti. Quindi sarò molto dura come è nel mio carattere: i genitori che dichiarano di avere un figlio con problemi solo perché è dislessico NON sono dei genitori meritevoli. Sono loro che compiono la prima discriminazione, reiterata nel tempo, inconsapevoli del danno che creano. Comprendo quei genitori di 30 o 20 anni fa, quando non si conosceva la dislessia, ma non giustifico quelli di oggi dove in qualunque momento possono accedere alla conoscenza.

Benny nel suo blog mi ha dato la possibilità con la rubrica di MammaBettina di spiegare attraverso dei racconti basati sull’esperienza personale mia e di C. di spiegarmi e di rivolgermi ai genitori.

Se vostro figlio vive in un ambiente che lo giudica ogni giorno un asino, che lo mette in punizione per non saper leggere bene, per non memorizzare le tabelline, per non scrivere con le doppie e le H al posto giusto, quello sì che è un figlio con problemi e allora fate bene a chiamarlo così.

Il problema di vostro figlio siete voi. Non la dislessia.

Ringrazio Benny per la sua umiltà, intelligenza, sensibilità, e per essere portatore ovunque di sana umanità.

Sono certa che qualcosa è destinato a cambiare.

(da Bettina a Benny)

Ovviamente il fruttuoso scambio tra me e Bettina non finirà.

Insieme abbiamo deciso di aprire un gruppo in cui poter aiutare genitori in difficoltà, che vogliono un supporto umano sui problemi legati ai disturbi di apprendimento.

vai al gruppo Genitori insieme DSA

Iscriviti! ti aspettiamo 🙂

Benny e Bettina

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Avatar di SconosciutoAutore Benedetto FeraScritto il 3 giugno 20168 luglio 2024Formato ImmagineCategorie consigli dislessia,testimonianzeTag aiuto,apprendimento,condivisione,creatività,difficoltà di lettura,dislessia,dislessico,disturbi di apprendimento,diversità,dsa,esperienza,felicità,genitori,imparare,insegnanti,la dislessia,libertà,neurodiversità,psicologia,psicologo,scuola1 commento su L’angolo di mamma Bettina: insieme si cambia

L’angolo di mamma Bettina #7: Insegnami

Mamma Bettina colpisce ancora

Sono commosso :’)

Proprio oggi stavo pensando che genitori, insegnanti, tecnici DSA, sono troppo impegnati a lavorare sui problemi della Dislessia.

Ma stiamo perdendo di vista la sensibilità delle persone.

Dovremmo iniziare a spostare l’attenzione dalla scuola alle persone.

Questo racconto mi ha toccato il cuore.

La personalità di C., ha qualcosa di magico che si è costruito nel tempo.

Un esempio di umanità e di amore che dovrebbe essere coltivato tutti i giorni.

Buona lettura 🙂

Insegnami

Siamo alle medie. Il primo giorno di scuola C. si presenta in classe con tutti i suoi strumenti compensativi, li tiene sopra al banco.

-Che hai lì?, chiede la nuova prof. di matematica.

-Sono i miei strumenti, mi servono perché io sono dislessica.

Lo dice così, ad alta voce, davanti a tutti i compagni che sono nuovi a parte cinque o sei ragazzini che la conoscono dalle elementari. Lo dice senza vergogna, portando se stessa e con grande consapevolezza.

In genere i ragazzini dsa tendono a tacere, a rimanere in ombra, temono di essere giudicati, perché loro lo sanno … è vero, la maggior parte delle persone crede che non sei capace, che hai gravi problemi di intelletto, che sei un asino se conti sulle dita. C. invece sa da molti anni che non è così e se lo sa lei è più che sufficiente.

La prof. vuole vedere che c’è in quei fascicoli. Si avvicina anche un prof. di sostegno assegnato alla classe. La prof. esclama – … ma tu sei organizzatissima! Brava e complimenti.

Il prof. di sostegno chiede di poter fare le fotocopie di tutto quel materiale (costruito da C.), perché gli sarà utile per aiutare altri ragazzi.

  1. torna a casa con una dose di autostima ancora più grande. Il suo sorriso è gigantesco. La prima media finisce con tutti 7 8 e 9 in pagella.

Il secondo anno di scuola media, (quello che frequenta ora C. a 13 anni appena fatti) fila via bene. C. incontra difficoltà, ma le supera brillantemente e adesso va a scuola con un tablet dove elabora schemi, mappe e che dispone di una sintesi vocale.

Si ritrova in classe un ragazzo e una ragazza dsa come lei che sono stati bocciati. Stanno in silenzio spesso, non vanno interrogati perché non sanno come fare a studiare, leggere decine di pagine è una cosa impossibile per loro e a casa non sono seguiti dai genitori. Mi ritrovo a parlare con la madre di questa ragazzina e mi dice che è stata dura per lei accettare di avere una figlia dislessica.

Mi chiede: -ma tu come hai fatto con C.?

Sarei tentata di rispondere che lei non ha capito nulla della dislessia, che non deve trattare sua figlia come una idiota, ma poi … per il bene della ragazzina le fornisco con calma una serie di link e di riferimenti dove andare a leggere e capire che non c’è proprio nulla di drammatico da accettare. Anzi … ci sono potenzialità che lei non può nemmeno immaginare.

La ragazzina un giorno durante una verifica di matematica chiede a C. se si può avvicinare a lei con il banco e usare i suoi strumenti. C. è d’accordo e chiede lei il permesso alla prof., la quale acconsente. Dopo quella verifica la ragazzina che chiamerò A. viene lasciata per due mesi nel banco insieme a C. che le spiega e le insegna a studiare. I voti di A. migliorano dal 5 passano al 7, barcolla ancora, ha iniziato tardi a prendere consapevolezza del suo dsa, ma meglio tardi che mai.

Il ragazzo che chiamerò P. invece rischia di bocciare per la seconda volta di fila. Ha molte insufficienze.

In classe chiede spesso aiuto a C., le chiede di spiegare anche a lui come si fa e le dice che lui a casa per i suoi genitori “è trasparente”, le dice che non vuole bocciare di nuovo. Siamo alla fine della scuola ormai e i suoi voti sono pessimi.

Ormai per lui è tardi …

Però … non è detta l’ultima parola.

  1. ieri è tornata a casa, mi ha detto:- Mamma, sapessi …

Ho immaginato fosse successo il peggio, quando lei parla così ha sempre un discorso serio da fare.

E così ha iniziato a dire che negli occhi di P. lei ci vede la volontà di imparare, solo che non sa come fare. Dice che lei ha capito che lui impara solo tramite i disegni e gli schemi, dice che lei si offrirà …

-a fare che scusa? Domando io.

-Ad insegnargli.  Lui mi ha chiesto “insegnami!”.

-e quando che la scuola è finita? (mancano meno di 10 giorni).

-Questa estate, due pomeriggi a settimana lo faccio venire a casa, e gli spiego come creare mappe, schemi, come e cosa sottolineare nel libro. Parlerò con i prof. Un accordo … tra me e loro e P. Loro non lo bocciano e io mi assumo la responsabilità del suo miglioramento in previsione della terza media.

Io strabuzzo gli occhi, non mi piace questa cosa perché C. dovrà rinunciare al suo tempo libero, però la vedo determinata e consapevole. Ha una tale intelligenza ed empatia che si comporta come un adulto su certe cose senza mai farsi mancare il sorriso che è contagioso.

Per convincermi fino in fondo dice ancora:-Tutti devono avere qualcuno che crede in loro. Tu hai creduto in me e io crederò in P.

-Dico che sono d’accordo con lei.

  1. è una che non perde tempo e stamani ne parlava con P. e con i professori.

… se i prof. La ascolteranno P. non boccerà quest’anno. Dopo i prof. Io spero che ad ascoltare siano i genitori di P.

Un figlio non dovrebbe mai essere “trasparente”.

Se qualcuno ottiene cattivi risultati a scuola, devono essere gli adulti a doversene preoccupare.

Molto probabilmente c’è qualcosa che non funziona nel metodo, nell’approccio, nei meccanismi familiari e scolastici.

Io da psicologo ho mollato da un po’ diagnosi e trattamenti.

Ho iniziato a lavorare sui disagi dei ragazzi e dei genitori, parlando direttamente con loro.

Qualcuno dovrà pur portare un briciolo di sensibilità in una società di robot del consumo.

clicca qui per il finale

Benedetto e Bettina

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Avatar di SconosciutoAutore Benedetto FeraScritto il 1 giugno 20168 luglio 2024Formato ImmagineCategorie consigli dislessia,racconti,testimonianzeTag aiuto compiti,aiuto dislessia,attenziona,collaborazione,condivisione,creatività,didattica,disagio scolastico,dislessia,dislessico,disturbi di apprendimento,dsa,educatori,esperienza,genitori,imparare,insegnanti,istituzione scuola,la dislessia,professori,psicologia,psicologo,scuola,sensibilità,società,umanitò1 commento su L’angolo di mamma Bettina #7: Insegnami

Come si fa la diagnosi di Dislessia?

Facciamo un piccolo riassunto di quella che è la valutazione di un DSA

La diagnosi DSA, la definirei divisa in due parti. Nella prima parte c’è l’analisi dell’intelligenza del paziente. Attraverso dei test creati per misurare il quoziente intellettivo, si va a verificare se siamo nel range di un’intelligenza nella norma (con un punteggio che va da 80 a 120). Infatti non esiste il DSA, se non c’è una intelligenza nella norma. Il test di intelligenza comprende prove di logica, di ragionamento, di problem solving, di memoria … Tutte abilità fondamentali alle funzioni vitali primarie. Nella seconda parte abbiamo i test, per verificare il disturbo di apprendimento. Questi test consistono in: Prove di lettura, calcolo, scrittura, ripetizione di parole, dettato, comprensione del testo. Sono le classiche abilità richieste a scuola. Infatti anche un insegnante può accorgersi se un bambino ha un problema nella lettura, scrittura, calcolo…. Durante il mio periodo di tirocinio nell’unità di neuropsichiatria infantile, ho assistito a decine e decine di diagnosi. Sinceramente ho trovato umiliante il mio lavoro per almeno due motivi:
  1. Sottoporre un bambino intelligente ad una diagnosi, solo perché non va bene a scuola, è umiliante.
  2. Etichettare un bambino con l’acronimo DSA, solo perché non se la cava bene a scuola, lo trovo anti pedagogico.
Da psicologo trovo che sia eticamente scorretto etichettare un individuo, solo in base a un disturbo. Anche la zanzara mi disturba, ma non per questo sono malato! Anche i pensieri a volte ci disturbano, ma non per questo siamo malati! Infatti la dislessia non è una malattia. La dislessia nasce dall’esigenza della scuola di ovviare da un problema a cui non riesce ad ovviare con gli attuali metodi. Il disturbo specifico di apprendimento SCOLASTICO, esiste solo a scuola! Allora invece di chiamarlo Disturbo Specifico di Apprendimento Scolastico, io lo chiamerei: “A scuola, nello specifico, l’apprendimento è disturbato.” Cambiamo la scuola, non le persone. Benny Fera Psicologo dislessico e Autore Servizio di formazione e sensibilizzazione DSA Leggi i miei libri: Il bambino dimenticato Come viviere da dislessico La scuola dei miei sogni Dislessia: quale scuola? Ti ho lasciato un bacio in stazione Benny fuori classe

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Avatar di SconosciutoAutore Benedetto FeraScritto il 16 Maggio 20168 luglio 2024Formato ImmagineCategorie consigli dislessia,psicologiaTag adulti,apprendimento esperienziale,bambini,diagnosi,diagnosi dislessia,diagnosi dsa,dislessia,disturbo,disturbo di apprendimento scolastico,dsa,educatori,esperienza,genitori,imparare,insegnanti,libertà,malattia,neuropsichiatria infantile,psicologo,psocologia,ragazzi,scuola,solo a scuola3 commenti su Come si fa la diagnosi di Dislessia?

L’angolo di mamma Bettina #5: Le 10 regole.

le 10 regole per i compiti a casa

Adesso passiamo a qualcosa di pratico e utile.

Parlando con Bettina, mi accennato alle sue 10 regole da applicare nei compiti a casa.

Sono sincero! all’inizio sono stato scettico.

Ho pensato: saranno le solite barbose regole scolastiche!

Quando le ho lette ho cambiato idea, e adesso capirete perché 😀

buona lettura

Le 10 regole.

Secondo l’esperienza personale mia e di C. queste sono 10 semplici regole con cui lavorare. Buoni risultati…

…molto tempo libero a disposizione.

Caro genitore consiglia queste regole a tuo figlio (dislessico o no). Il tempo che ti avanza dedicalo a parlare con lui, ad osservare la natura, o a correre all’aria aperta. Fai una gita fuori porta, anche breve, e lascia il dovere scolastico chiuso dentro lo zaino.

home work

1) Scrivi i compiti nel diario, chiedi al tuo insegnante di scriverli alla lavagna oppure copiali con calma dal registro di classe. Se farai così nessuno potrà dirti che non hai scritto i compiti da fare;

2) A casa: metti sul tavolo solo quello che ti serve: gomma, matita, evidenziatore, quaderno, libro e diario;

3) quando svolgi il compito EVIDENZIALO sul diario con l’evidenziatore; a fine settimana le parti evidenziate ti diranno quanto sei stato bravo a lavorare e quanto sei stato ben organizzato;

4) non perdere tempo a studiare per una verifica cominciando 3 giorni prima; non serve a niente, usa quel tempo per fare altro all’aria aperta,

5) lavora sulle verifiche o le interrogazioni SOLO il giorno prima;

6) Non leggere tutto il capitolo. Il 90% delle parole di un libro sono INUTILI;

7) evidenzia quelle in neretto, creati una mappa concettuale. La mappa concettuale è strutturata in modo che mentre la fai memorizzi;

8) tienila sul banco in sede di verifica e se qualcuno ti dice che NON puoi tu digli che è il TUO LAVORO e che la L.170 te lo permette;

9) nelle verifiche con domande (comprensione del testo). NON perdere tempo a leggere il testo, ma prima concentrati sulle domande e vai a trovare la risposta. COPIALA.

10) Se così farai avrai buoni voti e molto più tempo libero a disposizione.

FINE.

(segue…)

quando ho letto queste 10 regole, mi si è aperto il cuore, ho sorriso di felicità!

Per me va bene chiamarle regole, ma come avete notato, dentro ci sono sani principi di libertà 🙂

Benny e Bettina

Clicca qui per la storia n. 6

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Avatar di SconosciutoAutore Benedetto FeraScritto il 27 aprile 201613 novembre 2019Formato ImmagineCategorie consigli dislessia,racconti,testimonianzeTag apprendimento,compiti,creatività,dislessia,divertimento,dsa,educatore,Educazione,fantasia,felicità,genitori,giocare,gioco,intelligenza,libertà,mamma,pedagogia,psicologo,regole,scuola,studiare,tempo libero1 commento su L’angolo di mamma Bettina #5: Le 10 regole.

Come fissare l’occhio della mente di Ron Davis

Ron Davis dice che i dislessici sono in grado di vedere le cose da più punti di vista, anche solo immaginandole.

Come fissare l’occhio della mente di Ron Davis

In questo video spiego in breve come ovviare al #disorientamento tipico della #dislessia.
Ron Davis dice che i #dislessici sono in grado di vedere le cose da più punti di vista, anche solo #immaginandole.
Questo non vale per la #scrittura e per la #lettura che sono #bidimensionali.
In tal caso abbiamo bisogno che l’occhio della mente sia fermo in un punto.
vediamo come….

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Avatar di SconosciutoAutore Benedetto FeraScritto il 22 marzo 2016Formato ImmagineCategorie consigli dislessia,psicologia,videoTag dislessia,dsa,educatori,genitori,insegnanti,metodo ron davis,occhio della mente,procedura,professori,psicologo,Ronald Davis,scuola,tutorLascia un commento su Come fissare l’occhio della mente di Ron Davis

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