Come fissare l’occhio della mente di Ron Davis
Ron Davis dice che i dislessici sono in grado di vedere le cose da più punti di vista, anche solo immaginandole.
Ron Davis dice che i dislessici sono in grado di vedere le cose da più punti di vista, anche solo immaginandole.
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Benvenuto nel mondo dei Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) che comprendono difficoltà nella lettura (Dislessia), nel calcolo (Discalculia), e nella scrittura (Disgrafia, Disortografia.)
Ma non è solo questo!!
Essere Dislessico vuol dire avere un modo di pensare diverso dalla maggior parte delle persone!
Questo può portare a Vantaggi e Svantaggi.
Mi chiamo Fera Benedetto, sono uno Psicologo e mi occupo da 10 anni di Dislessia e DSA e problemi ad esso correlati.
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Dott. Fera Benedetto, Psicologo, da 10 anni si occupa di Disturbi specifici di Apprendimento e Neurodiversità in genere; svolge Consulenza e Supporto Psicologico negli Adulti con DSA, ADHD e Asperger; Diagnosi online DSA per Adulti; Formazione online e dal vivo sui DSA; Autore de “Il bambino dimenticato” e altri libri pubblicati su Amazon.
che cos’è la dislessia?
Un video che spiega in maniera semplice cos’è la dislessia.
Come sappiamo la dislessia e i DSA sono una caratteristica dell’individuo.
Spesso non si riconoscono le caratteristiche positive nei DSA perché li vediamo a scuola che fanno molta fatica e di certo non eccellono in tutto ciò che riguarda lettere e numeri.
Dal punto di vista evolutivo sappiamo esattamente qual’è la funzione sociale del dislessico.
Ve lo mostro nel video seguente.
I DSA sono spesso visti come un problema, in realtà la loro caratteristica li rende molto creativi.
Persone in grado di trovare soluzioni innovative ai problemi.
Questo grazie alla loro struttura cognitiva.
L’emisfero destro del cervello è quello più utilizzato dai dislessici e i DSA.
Parte del cervello dedicato alla creatività e all’immaginazione.
Video creato da Benny Fera sensibilizzare al tema della dislessia.
Benny Fera
Psicologo dislessico e Autore
Servizio di formazione e sensibilizzazione DSA
Il bambino dimenticato
Come viviere da dislessico
La scuola dei miei sogni
Dislessia: quale scuola?
Ti ho lasciato un bacio in stazione
Benny fuori classe
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Ansia, attacchi di panico e pensieri ossessivi sono causati da uno scorretto modo di vedere noi stessi.
Ansia, attacchi di panico e pensieri ossessivi sono causati da uno scorretto modo di vedere noi stessi.
A volte diamo troppa importanza al giudizio degli altri, fino ad attaccarcelo addosso come un’etichetta.
Questa etichetta fornisce alla nostra mente pensieri negativi che ci fanno sentire inadeguati procurandoci ansia.
L’ansia nel tempo si può trasformare in attacchi di panico.
Per me è stato il percorso scolastico a farmi diventare insicuro e ansioso.
La scuola elementare è stata un martirio:
Ricordo perfettamente quella sensazione di confusione
Era come un incubo dal quale non riuscivo a svegliarmi.
Mi chiedevo: “possibile che non ci capisco niente?”
Diventavo sempre più Timido, insicuro, timoroso e arrabbiato col mondo.
Diretta conseguenza degli insuccessi scolastici.
Mi sforzavo di iniziare con i migliori propositi, ma anche la scuola media è stato un insuccesso.
Mi sembrava che il mondo andasse più veloce di me.
Alle scuole superiori decisi di dare poco conto alla scuola e di dedicarmi alle relazioni sentimentali.
Almeno quelle davano un po’ di respiro alla mia autostima.
Certo non sono mancate le difficoltà scolastiche, infatti sono stato bocciato un anno.
La bocciatura è stato davvero un brutto momento, mi ricordo che nella famiglia si fece buio.
Nonostante tutto, ho scelto di continuare gli studi
Volevo dimostrare a chi mi stava intorno che avrei potuto farcela.
Dentro di me sapevo di avere delle difficoltà, non sapevo quali, per questo ho intrapreso gli studi di psicologia.
Ero molto ansioso!
L’ansia e la paura mi bloccavano, spesso non mi presentavo all’appello di esame.
Cercavo di scappare da una realtà che non era mia.
Gli attacchi di panico sono stati un’ovvia conseguenza della vita che facevo.
Niente della vita che stavo vivendo corrispondeva ai miei desideri.
Non sapevo più nemmeno quali fossero i miei desideri, tanto ero lontano da me stesso.
Se non lo fai consapevolmente, è il corpo stesso che si ribella!
“Dove stai andando!?”
Passai un brutto periodo di vero terrore:
Oltre ai sintomi psicologici:
Mi curarono con i farmaci, che alleviarono i sintomi, ma non curarono il problema.
Grazie all’aiuto di uno psicoterapeuta riuscii a gestire questo problema.
Lasciai gli studi per un un pò per lavorare.
Il lavoro mi aiutò a credere in me stesso.
Mi rendevo conto per la prima volta di non essere stupido come mi avevano fatto credere.
Questa botta di autostima mi ha dato la carica per arrivare facilmente alla laurea.
Per chi decide di studiare oltre il diploma, consiglio di farlo solo se mossi da una grande passione, altrimenti diventa un inutile passatempo.
“Le conseguenze di una vita passata ad essere valutato male, ovviamente ti portano a valutarti male.”
“Si può cambiare, basta solo volerlo”
se vuoi conoscere tutta la mia storia, leggi la mia biografia Il bambino dimenticato .
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Benny Fera
psicologo dislessico e autore
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La prima regola della dislessia è non rispettare le regole.
Essi amano la novità e il cambiamento; se sono di carattere introverso, ripetono mentalmente, per intero, ogni cosa, prima di provare a farla: camminare, parlare, leggere, ecc. L’altalenanza fra prestazioni brillanti in alcuni campi e prestazioni pessime in altri, rende questi bambini frustrati; la loro autostima è continuamente variabile, sia che essi siano a scuola sia fuori.In queste poche righe lette sopra, si riassumono dei grandi concetti:
Negli Stati Uniti, il numero di grafici è aumentato di dieci volte in un decennio; i graphic designer superano gli ingegneri chimici per 4 a 1. Dal 1970 gli Stati Uniti hanno il 30% in più di persone che si guadagnano da vivere come scrittori e il 50% di musicisti e compositori.Questo è il classico esempio di persone che si sono fatte da sole, nel senso che hanno riposto la loro vita sulla loro creatività. Veniamo alla grande domanda etica:
le scuole stanno preparando gli studenti per il loro successo futuro? Purtroppo no, in quanto il successo scolastico dipende ancora da abilità come:Beh penso possiate capire da soli che queste attività non aumentano nettamente le abilità cognitive, ma più precisamente creano dei robot. Di seguito la soluzione:
- seguire le indicazioni;
- finire in tempo il lavoro assegnato;
- memorizzare;
- essere veloci nel richiamare i dati;
- mostrare le fasi del lavoro;
- avere una grafia leggibile;
- avere una ortografia accurata;
- essere puntuali;
- essere ordinati e ben organizzati.
Sono utili, per i nostri studenti, le capacità tipiche di un pensatore visuo-spaziale come:Attenzione, qui non parliamo puramente di dislessia, qui parliamo di benefici di cui potrebbero usufruire tutti i bambini indistintamente. I vantaggi saranno scontati. Torniamo alle caratteristiche dei dislessici:
- prevedere le tendenze;
- cogliere il quadro generale;
- pensare fuori dagli schemi;
- assumersi rischi;
- lavorare in squadra;
- l’alfabetizzazione informatica;
- saper trattare con la complessità;
- avere capacità empatiche.
La loro capacità di inventare e di esplorare va di pari passo con la loro curiosità di vedere come qualcosa possa influenzare qualcos’altro. Per loro, tutto è interconnesso e, naturalmente, legato. Sono molto consapevoli delle relazioni personali tra le persone e di come le cose passano dall’uno all’altro.Queste caratteristiche che avete appena letto, spiegano perfettamente quali sono le difficoltà dei dislessici a scuola. Come fa un bambino che esplora, crea legami, cerca le interconnessioni, ad andare di pari passo con gli altri? Sicuramente avrà bisogno di più tempo, sia nella fase di apprendimento che nella fase di esposizione. Adesso vediamo ad un argomento molto delicato, la funzione genitoriale:
Generalmente, alle spalle di un adulto creativo o che ha raggiunto posizioni di leadership, c’è stato un genitore che ha fornito un supporto emotivo al figlio quando era piccolo, che lo ha incoraggiato e ha approvato la sua «esploratività», senza limitarlo o reprimerlo ma sostenendolo nei suoi tentativi (Oliverio, 1999). Lo psicologo ungherese Mihaly Csikszentmihalyi ha analizzato un gruppo di giovani per capire le ragioni del successo di alcuni e dell’insuccesso di altri. Tra gli adolescenti studiati, alcuni vivevano lo studio in modo diverso dagli altri e la differenza era legata alloro ambiente familiare; infatti i giovani che vivevano in famiglie che svolgevano un’azione di sostegno e di stimolo, avevano imparato a impegnarsi nello studio e avevano fatta propria tale abitudine. Tali azioni possono venire anche da persone molto implicate nella vita del ragazzo, come ad esempio fu il libraio Riebau per Michael Faraday. In verità il mondo degli adulti dà per scontato che non si possa essere dotati in ogni campo dello scibile umano. Eppure tutti i genitori esercitano sui figli una fortissima pressione perché essi riescano in tutto ciò che fanno. Neanche gli adulti sono capaci in tutti i campi. Ogni mente ha specialità e punti deboli propri (Levine, 2004). Mel Levine, pediatra «evolutivo-comportamentale», dopo trent’anni di lavoro e con un’infanzia segnata da insuccessi scolastici, ha fondato in America, insieme a Charles Schawb, l’istituzione senza fini di lucro All Kinds of Mind, che si dedica allo studio dei diversi tipi di apprendimento in collaborazione con genitori, ricercatori e piccoli pazienti.Io non sono genitore, quindi non posso sapere precisamente il dolore e la frustrazione che prova un genitore di un bambino che non va bene a scuola. Però come si legge bene dalle righe sopra, i vantaggi di avere sostegno nelle difficoltà è indispensabile. Adesso voi immaginare un bambino che non va bene a scuola, che deve combattere contro se stesso perché si odia e pensa di essere stupido, che deve combattere tutti i giorni con i suoi insuccessi, poi torna a casa terrorizzato e riceve anche rimproveri da parte dei genitori. Le conseguenze saranno visibili nella vita adulta del bambino. Adesso veniamo all’età di internet e la scuola:
I bambini di oggi elaborano un grosso volume di informazioni, perciò hanno il rifiuto del metodo lineare di categorizzazione che viene insegnato nelle nostre scuole. Sono proprio i dislessici che risentono di più di tale sovraccarico di informazioni.Oltre la scuola, c’è un mondo! Oggi i ragazzi possono prendere informazioni ovunque su internet, quando vogliono e come le vogliono. Di seguito alcune giuste riflessioni sulla scuola …
Ma la scuola come sviluppa la creatività? Sebbene negli ultimi anni la parola creatività è stata inflazionata, nel mondo della scuola pare essere ancora un tabù. La creatività dà una visione di insieme tipica del pensiero di molti dislessici, mentre il sistema educativo attuale è focalizzato sulla parcellizzazione del sapere. Manca la capacità di sintesi. Se non raggiungi un certo voto in una certa materia, allora significa che non puoi andare avanti. La scuola dunque dedica poco tempo a incoraggiare le personalità autonome e a riconoscerne il potenziale.Le prossime righe mi danno un senso di soddisfazione e di grande respiro, la mia piccola rivincita sui “secchioni”
E perché gli studenti «secchioni», nonostante abbiano un curriculum invidiabile, spesso non sono all’altezza delle aspettative? Perché non hanno imparato a gestire rischi, incertezze e problemi complessi, sono persone che non sanno improvvisare né immedesimarsi.E adesso veniamo ad alcune bacchettate agli insegnanti:
Quando gli è stato chiesto di valutare i loro studenti tramite una serie di misure della personalità, tra cui «individualista», «ricerca del rischio» e «rispetto dell’autorità» è emerso che i tratti più strettamente connessi al pensiero creativo erano significativamente legati agli alunni «meno graditi» dai professori stessi. I ricercatori hanno osservato che le decisioni legate «all’alunno prediletto» sono correlate negativamente con la creatività, mentre i giudizi legati agli alunni «meno amati» sono significativamente correlati alla creatività! (Torrance, Goffi e Sotterfield, 1998). Quello che rende sospettosi gli insegnanti è che, dal momento che non tutte le idee divergenti sono originali e di valore (possono essere anche stravaganti e sciocche), il bambino stia soltanto «facendo il furbo». Sfortunatamente (o fortunatamente) la creatività è una cosa imprevedibile e noi non possiamo pretendere che si estrinsechi sempre in una forma adatta alle circostanze del momento.Parto dalla considerazione che per un’insegnante è complesso sostenere fino anche a 30 personalità diverse in una sola classe. La naturale soluzione a questo tipo di classi enormi è cercare degli schemi e delle regole in cui tutti devono rientrare. Ovviamente chi ne fa le spese è il bambino dislessico, che pensa e apprende diversamente, il bambino iperattivo, che non riesce a stare fermo, il bambino plus dotato, che si annoia durante la lezione. Chiaramente l’insegnante farà simpatia con gli alunni più rispettosi delle regole. Il mio consiglio è quello di non prendere mai le parti di nessuno, è sufficiente ascoltarsi tra insegnanti, bambini e genitori, per capire dove sta il problema. Molto spesso ci facciamo un’idea personale della situazione senza essere pronti a considerare il punto di tutti gli interessati. Link di acquisto >>> le aquile sono nate per volare <<< La comunicazione è la base della comprensione. Le aquile sono nate per volare #1 Le aquile sono nate per volare #2 Le aquile sono nate per volare #3 a presto Benny Fera Psicologo dislessico e Autore Servizio di formazione e sensibilizzazione DSA Il bambino dimenticato Come viviere da dislessico La scuola dei miei sogni Dislessia: quale scuola? Ti ho lasciato un bacio in stazione Benny fuori classe
Link di acquisto >>> Una ragazza come me <<<
Nei DSA la lettura dello spartito può essere difficile, ma mostrano spiccate abilità compensative.
Vi chiederete: “ma la dislessia vale anche nella lettura della musica?”
la risposta è si!
Ho sentito non molto tempo fa l’intervista del cantante Mika, che ha confermato il mio dubbio.
Da musicista mi sono chiesto perché fossi cosi lento a leggere le note.
È veramente faticoso leggere la musica per i dislessici.
Per carità, con sforzo e allenamento costante si può migliorare, ma secondo me non ne vale la pena.
La lettura della musica sullo spartito non è molto diversa dalla lettura delle lettere.
Le lettere sono simboli che corrispondono a un suono, esattamente come una nota scritta su uno spartito.
Quindi c’è sempre lo stesso problema di codifica.
Quando facevo il musicista, non sapevo della connessione tra dislessia e musica, purtroppo l’ho scoperto solo dopo aver smesso di suonare.
Facevo molta fatica a leggere lo spartito, quindi il più delle volte imparavo i temi delle pezzi ad orecchio.
Ho scelto la musica Jazz perché amo improvvisare.
Per improvvisare correttamente ho studiato tantissimo scale, arpeggi, pentatoniche, insomma un bel pò di roba.
Per fortuna la passione verso la musica mi ha agevolato il compito, passavo praticamente le giornate ad esercitarmi.
La mia carriera da musicista, non andò male, ricevetti un premio dalla scuola di musica, come allievo più studioso dell’anno.
Fù un’emozione grandissima, abituato ad essere l’ultimo della classe a scuola, finalmente potevo essere il primo nella musica.
Questo dimostra che tutte le difficoltà si possono superare con la passione, purtroppo questo fattore manca nel sistema scolastico, dove tutto si basa sulla prestazione.
L’avventura della musica finì per motivi di studio, mi dovevo laureare in psicologia, e quindi dovevo andar via dalla mia città.
La difficoltà nel leggere le note aveva influito sul mio modo di studiare la musica.
Avevo imparato una strategia per memorizzare degli schemi sul manico della chitarra.
Questo mi ha portato a sbilanciare la mia parte creativa a favore della tecnica.
Oltre la tecnica, il miglior esercizio è quello di esercitare l’orecchio e le sensazioni.
Suonare attraverso di esse diventa il punto forte nei DSA.
è necessario collegare il nostro lato creativo alla musica, come in tutto quello che facciamo nella vita.
è questo il punto forte dei DSA: “la creatività”
Vi lascio con una lista di musicisti dislessici famosi tra quelli riconosciuti, ma sicuramente ce ne sono molti altri:
Se vuoi approfondire alcune tue difficoltà, contattami su whatsapp al numero 34800196oo per fissare una consulenza.
Oppure compila il box qui sotto
Dr. Fera Benedetto
Psicologo esperto DSA; autore e formatore.
il mantra che ha intossicato la mia vita
Molti di voi penseranno: “se studi, ottieni buoni voti”.
Non è cosi nei Disturbi di apprendimento, una caratteristica che ti mette ostacoli e paletti verso l’apprendimento di nozioni astratte.
La mente del dislessico ragiona ad immagini, e tutto ciò che non si può immaginare diventa un ostacolo per la mente.
Un altro stereotipo potrebbe essere: “se ce la faccio io, ce la fai anche tu“.
Concetto più che mai errato, perché ognuno è diverso, ed ognuno apprende a modo suo.
Spesso per chi è dislessico la scuola sembra un mondo alieno.
Ad un occhio poco esperto potrebbe sembrare che i DSA sono:
La parola “studia” è stata l’ossessione della mia vita.
Rabbia e frustrazione hanno condito le mie giornate
Ero rassegnato all’idea di essere un testone.
Passavo tutto il pomeriggio a ripetizioni.
Cosi almeno i miei genitori erano più tranquilli
In casa mia era difficile essere sereni, perché il mio problema causava una reazione a catena su tutta la famiglia, familiari ed amici di famiglia.
Spesso ero al centro dell’attenzione togliendo spazio ai miei fratelli.
Contro la mia volontà si creava una circolo vizioso in tutta la famiglia
Anche i miei parenti lontani sapevano della mia situazione e non perdevano tempo per redarguirmi anche loro: “studia Benedetto, non fare arrabbiare mamma e papà”.
Immaginate voi il peso che deve portare addosso un bambino per tanti anni.
Non sapete quanto ho desiderato da bambino vedere i miei genitori felici ed orgogliosi di me.
Diventa di vitale importanza per un figlio ricevere l’approvazione dei genitore, questo è ovvio, ma spesso questo obiettivo si perde di vista per fare spazio ad altri di molto meno valore.
Si bada troppo alle apparenze, “mio figlio deve essere un bravo studente, altrimenti che immagine darà la nostra famiglia!”
Questo malessere quotidiano mi ha portato inesorabilmente a vivere un’adolescenza infelice, piena di difficoltà.
Con l’andar del tempo sono diventato oppositivo e fuori dagli schemi.
Nessuno delle persone che mi stava intorno aveva una spiegazione plausibile alle mie difficoltà, perché della dislessia non se ne sentiva parlare, quindi ho dovuto subire.
Ma oggi colgo l’occasione per mandare un messaggio ai genitori:
“fino a quando non ACCETTATE la diversità di vostro figlio, gli farete solo del male. Inutile insistere con le maniere classiche di studio, bisogna cambiare strategie ed avere pazienza, perché i risultati arriveranno.
Ricordate che un figlio, ha come primo alleato i genitori, ha bisogno della vostra fiducia”
Ho raccolto tutta la mia testimonianza nel libro: IL BAMBINO DIMENTICATO
Clicca qui per ospitare un evento sulla dislessia nel tuo paese.
Benny Fera
Psicologo dislessico e Autore
Il bambino dimenticato
Come viviere da dislessico
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Un dilemma rimasto irrisolto per almeno 15 anni.
Sapevo esattamente la direzione che dovevo prendere, ma se avessi dovuto nominare “destra o sinistra”, iniziava il panico.
Se qualcuno mi avesse chiesto: “dove devo andare?”
Evitavo di nominare la direzione e usavo la segnaletica “a mano”.
Con Papà in auto: “da dove devo andare?”
Io (con fare serio): “di la!”
Papà: “non sai dire destra o sinistra?”
Me ne vergognavo, dovevo assolutamente porre rimedio, perché queste situazioni si facevano sempre più imbarazzanti.
In questo “gioco della destra e la sinistra” mio padre è stato un pò mio complice.
Dovete sapere che la dislessia ha anche una percentuale di fattore genetico, quindi in qualche modo anche mio padre doveva essere stato “bello incasinato” quando era piccolo.
Mi consigliò una strategia:
“Benedetto! È semplice! La destra è la mano con cui mangi!”
Pensai: “Ma si, ha ragione! Come ho fatto a non pensarci prima?”
In realtà non ci pensai prima perché non me ne fregava assolutamente niente delle etichette.
Da allora ho dovuto fare un allenamento.
Quando dovevo nominare la direzione a qualcuno, facevo tutto un ragionamento a mente:
Pensavo: “Allora, “di la” è in direzione della mano con cui mangio, la mano con cui mangio è la destra, quindi è destra”
oppure:
“allora, questa è più difficile, se “di la” è la direzione opposta rispetto alla mano con cui mangio, e la mano con cui mangio è la destra, allora sarà sinistra!”
Per la destra era più facile, invece per la sinistra dovevo rifare un controllino rifacendo il calcolo per essere sicuro.
All’inizio ero lento in questo gioco, poi con il passare del tempo sono diventato sempre più veloce, ho acquisito bene la scorciatoia mentale che arriva alla soluzione.
Mentre prima facevo riferimento sempre alla mano destra per trovare la direzione, oggi ho fatto pace con la mano sinistra ed ho stipulato un patto con lei:
“ti dichiaro MANO SINISTRA!, quella che non serve a un cazzo! Però da oggi mi dirai la direzione!”
Ecco perché oggi a scuola tra i metodi compensativi per la dislessia è previsto “più tempo a disposizione per le prove scritte”. Perché immaginate voi quanto tempo si perde ad utilizzare le strategie mentali alternative!
Benny Fera
Psicologo dislessico e Autore
Libri:
Il bambino dimenticato
Come viviere da dislessico
La scuola dei miei sogni
Dislessia: quale scuola?
Ti ho lasciato un bacio in stazione
Benny fuori classe